“Un uomo che si era voluto trarre fuori dalla società del tempo, la feconda ma litigiosa età comunale, reagendo a tutto ciò che era ricerca della ricchezza, lotta per il potere, arrivismo politico. Non c’è nessuno più di Francesco che è riuscito a cambiare la società, anche grazie ai suoi seguaci, i francescani, sempre molto diretti ed espliciti nell’affrontare le questioni economiche, perché lì si giocava una partita decisiva dell’esistenza umana”. Con queste parole, il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, ha ricordato la figura di San Francesco d’Assisi durante una messa celebrata ieri, nella ricorrenza del santo, nel santuario di Greccio. Il presule ha esortato i fedeli a raccogliere il testamento di san Francesco: “Non dimentichiamo la lode a Dio, che è il Cantico delle creature, ma non alle creature, bensì al Creatore”, mettendo al centro Dio e non le cose del mondo. “E non dimentichiamo questa libertà dalle cose”. Francesco, ha sottolineato mons. Pompili, prima di spirare chiese di essere deposto nudo sulla nuda terra, “ed è sintomatico che il termine ‘sorella’ sia attribuito nel Cantico alla terra e alla morte: la terra da cui tutti deriviamo, noi siamo fatti di questo humus che ci richiama alla nostra piccolezza… ma la terra è anche ciò in cui viene seminato il nostro corpo per poter risorgere”. E allora, ha concluso il vescovo, “i credenti di oggi è bene si affidino all’intercessione di san Francesco, chiedendo a lui, la cui fede robusta nella speranza cristiana è fuori dubbio, che sostenga per contro la speranza incerta di noi cristiani”.