È durata poco più di due ore la seconda udienza del processo in Vaticano sulla vicenda degli investimenti finanziari della segreteria di Stato a Londra, che vede tra i dieci imputati anche il card. Angelo Becciu. Al termine dell’udienza – hanno riferito i giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani – il Tribunale vaticano non si è riunito in camera di consiglio, ma ha rinviato l’udienza a domani alle 9.30, quando il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, scioglierà la riserva per tutte le richieste delle parti e leggerà la relativa ordinanza. All’udienza di oggi erano presenti solo il card. Angelo Becciu e mons. Mauro Carlino, tutti gli altri erano assenti. L’Apsa era rappresentata da Giovanni Maria Flick, ex presidente della Consulta. Il promotore di Giustizia aggiunto, Alessandro Diddi, ha fatto una richiesta a suo stesso dire “sorprendente”: “La restituzione del processo all’Ufficio del promotore di Giustizia”, il che vuol dire “azzerare il processo fatto fino ad ora per procedere ad un corretto interrogatorio davanti al promotore di Giustizia”. Le difese, infatti, hanno eccepito che i loro assistiti non siano stati sentiti in fase di istruttoria. “Noi interpretiamo il Codice non come un modo di imbrigliare il diritto di difesa, ma come tutela dei diritti della difesa”, ha precisato Diddi: “Non vogliamo calpestare questi diritti. Prima veniva fatta una sorta di interrogatorio al buio, senza che la difesa conoscesse gli atti. Oggi sarebbe possibile fare l’interrogatorio conoscendo gli atti, e questo dovrebbe essere concesso agli imputati”. “Ci sono stati attacchi molto violenti a questo ufficio e al tribunale”, ha fatto notare Diddi: “Secondo alcuni c’è una sentenza di condanna già scritta, il che è un atteggiamento non corretto”. Di qui il “disagio”, da parte del Tribunale vaticano, “per gli attacchi molto violenti, che sono forzature per impedire l’attività del Tribunale. Il processo sta crescendo con montature fuori dalle righe: diteci quali siano le prove false che abbiamo costruito”. Di qui la richiesta di Diddi di “sospendere le questioni procedurali e di restituire gli atti al promotore di Giustizia, per sentire gli imputati non sentiti in precedenza”. “Tutto ciò che è citato a livello dei media è totalmente irrilevante per il Tribunale, conta solo quello che è agli atti – ha aggiunto Pignatone – soprattutto quando riusciamo ad avere la completezza che ora non c’è”. Le parti civili si sono associate alla richiesta del promotore di Giustizia, mentre le difese hanno definito “del tutto irricevibili” le istanze di Diddi e hanno inoltrato la richiesta di nullità del processo: a loro dire, infatti, sarebbe da considerare nullo il decreto di citazione a giudizio, sia per la mancanza dell’ interrogatorio di alcuni imputati, sia per la mancanza di completezza degli atti, in particolare a causa della mancata visione del video interrogatorio di mons. Alberto Perlasca, che nel processo costituisce la cosiddetta “prova regina”. Alle ore 11.45 il presidente Pignatone ha rinviato a domani mattina l’udienza in cui leggerà l’ordinanza su cui scioglierà la riserva “su questa maxi richiesta delle parti”, come l’ha definita.