“Attenzione, responsabilità, umanità, conversione”. Sono alcuni degli elementi che devono caratterizzare la presenza sui social di ispirazione ecclesiale, come ha indicato Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, intervenendo oggi pomeriggio al corso residenziale sul tema “Il linguaggio dal giornalismo cartaceo al giornalismo digitale: stile di una presenza ecclesiale nel sociale media”, che si tiene da oggi a giovedì a Roma, a Casa La Salle, su iniziativa dello stesso Ufficio Cei e della Fisc.
“La qualità della presenza nei social media si basa sulla pertinenza e sulla credibilità delle interazioni che chi si esprime a suo nome mette in pratica ogni giorno. Papa Francesco parla di autenticità, ossia di testimonianza, come chiave del successo di una comunicazione che conduce all’incontro. In Rete, ciascuno di noi – sacerdote, religioso, religiosa, seminarista, educatore, laico impegnato – non può separare i suoi specifici interessi e le proprie relazioni personali di tipo familiare e amicale con la sua appartenenza alla comunità, alla Chiesa. Il prete che si esprime online lo fa anche a nome dell’istituzione di cui fa parte. Ciò che posta, twitta o condivide non sarà mai esclusivamente espressione di un punto di vista personale in quanto le nostre ‘identità multiple’, formate da un insieme di ruoli diversi che si mescolano tra loro, si esprimono contemporaneamente attraverso i nostri account, si fondono in un unico ambiente, senza lasciare la possibilità concreta di distinguere fra la propria sfera personale, nella quale si sommano già diversi ruoli (figli, amici, fratelli, ecc.), e il ruolo istituzionale che si ricopre. Per essere credibili occorre, dunque, instaurare un rapporto fiduciario con i propri interlocutori”.
Il direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali ha quindi offerto un’indicazione per lo stile del linguaggio nei social di ispirazione ecclesiale: “L’uso delle piattaforme tecnologiche, utilizzate in questi mesi, richiede un percorso di alfabetizzazione digitale che riguarda le funzioni, i linguaggi e le caratteristiche delle varie piattaforme di videoconferenza o di social network, per sostenere un’attività comunicativa efficace e funzionale per la pastorale”.
Infine, Corrado ha sottolineato che “la maturità umana e la qualità diventano monito per un linguaggio puro e purificato, intessuto di parole capaci di contrastare i tanti linguaggi oggi in voga e di ‘costruire – come hanno ricordato i Papi negli ultimi anni – dei ponti di comprensione e comunicazione’. La questione del linguaggio è determinante e di estrema credibilità”.