“San Francesco d’Assisi è un punto imprescindibile per il cammino sinodale alla luce dell’Incarnazione”. Lo ha detto mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, nel corso della messa del 4 ottobre alla chiesa di San Francesco a Faenza. “Festeggiamo la grande figura di san Francesco d’Assisi, un gigante della fede, un fondatore di più ordini religiosi, patrono d’Italia”. In particolare, mons. Toso ha sottolineato come “per Francesco il farsi poveri è la condizione per diventare discepoli di Gesù. Chi vuole farsi discepolo di Gesù non deve solo vendere tutto quello che ha e darlo ai poveri, come Egli sollecita nel suo Vangelo. Chi vuole seguire Gesù deve andare dietro a Lui, rinnegare sé stesso, prendere la sua croce e seguirlo sino al dono totale di sé stesso. In sostanza, diventa vero discepolo di Gesù chi imita la sua povertà, ovvero la sua discesa o incarnazione nell’umanità”.
“Francesco vede un legame particolare tra la povertà e l’Eucaristia – ha proseguito mons. Toso -. L’Eucaristia è il punto estremo dello svuotamento di Cristo. Egli si è fatto uomo sino ad assumere la nostra morte e il nostro peccato, per annientarli. Se mangiamo il corpo donato e beviamo il suo sangue versato, che sono Cristo che si fa cibo per noi, come possiamo pensare di non farci dono, di trattenere qualcosa di noi o di appropriarci degli altri o delle cose del mondo? Se non lo facciamo, contrastiamo in noi il movimento di dono che l’Eucaristia introduce nella nostra vita. Si crea in noi la contrapposizione tra la vita di Cristo e la nostra, ripiegata su sé stessa, chiusa all’accoglienza della povertà di Cristo, ai poveri”. In tal modo, “non riceviamo la ricchezza della vita di Cristo e non la possiamo donare agli altri. Sarebbe la negazione della nostra missionarietà, ciò che ci viene chiesto di vivificare con il prossimo cammino sinodale”. Il vescovo ha concluso: “Un tale cammino, come dice l’aggettivo qualificativo, ci vuole tutti uniti a Gesù Cristo per farne dono ai nostri fratelli, mentre li incontriamo nei vari ambienti di vita. Quanto detto ci fa capire come il prossimo 17 ottobre, intraprendendo il cammino sinodale a cui ci sollecita Papa Francesco, non potremo non guardare al poverello di Assisi che oggi festeggiamo”.