“Contrastare quella cultura dello scarto, che sembra prevalere nella nostra società e che si sedimenta su quelli che il nostro Appello congiunto chiama i ‘semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza’”. È l’esortazione del Papa ai partecipanti all’incontro “Fede e scienza: verso Cop26”, organizzato in Vaticano. “Sono questi stessi semi di conflitto che provocano le gravi ferite che infliggiamo all’ambiente come i cambiamenti climatici, la desertificazione, l’inquinamento, la perdita di biodiversità, portando alla rottura di quell’alleanza tra essere umano e ambiente che dev’essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino”, scrive Francesco nel discorso consegnato durante l’incontro: “Tale sfida a favore di una cultura della cura della nostra casa comune e anche di noi stessi ha il sapore della speranza, poiché non c’è dubbio che l’umanità non ha mai avuto tanti mezzi per raggiungere tale obiettivo quanti ne ha oggi”. Quello che le religioni devono testimoniare per favorire un “cambio di rotta” del pianeta, per il Papa è “un amore che si estende a tutti, oltre le frontiere culturali, politiche e sociali; un amore che integra, anche e soprattutto a beneficio degli ultimi, i quali spesso sono coloro che ci insegnano a superare le barriere dell’egoismo e a infrangere le pareti dell’io”. Due i piani su cui si articola questa sfida: “Quello dell’esempio e dell’azione, e quello dell’educazione. In entrambi i piani, noi, ispirati dalle nostre fedi e tradizioni spirituali, possiamo offrire importanti contributi”, attraverso “percorsi educativi e formativi che possiamo sviluppare a favore della cura della nostra casa comune”.