Il molnupiravir è “il primo di una serie di farmaci che, se approvati, verranno introdotti in commercio nei prossimi mesi, probabilmente il prossimo anno, ma non è l’unico. Tuttavia, in una pandemia come questa, nella quale continuano a verificarsi infezioni tra i soggetti vaccinati, quelli che non si possono vaccinare e quelli che non intendono farlo, la possibilità di avere un farmaco maneggevole come questo è un’opzione rilevante”. Lo afferma Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive al Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma, interpellato dal Sir sul farmaco sperimentale anti-Covid-19 prodotto da Merck.
L’azienda ha comunicato che intende produrne 10 milioni di dosi entro fine 2021 e un numero maggiore nel 2022. “È chiaro che non saranno sufficienti a coprire tutte le esigenze – il commento dell’infettivologo -, ma non deve passare il concetto ‘io non mi vaccino perché tanto c’è il farmaco”’. “Sono due strade diverse – ribadisce -. Da un lato esiste la via maestra dei vaccini per la prevenzione, ma poiché sappiamo che non tutto può essere prevenuto e non tutti possono essere vaccinati, deve esserci un’altra via maestra rappresentata dalle terapie. Oggi nell’iper-infiammazione si utilizzano i corticosteroidi e l’eparina. Il remdesivir, che peraltro ha avuto una vita un po’ controversa, non era un farmaco designato per il coronavirus ma era stato sviluppato per Ebola; il molnupiravir è invece una molecola disegnata e prodotta proprio per Sars-CoV-2. Rimangono inoltre, a determinate condizioni, gli anticorpi monoclonali”.
Secondo l’esperto, “avere più mezzi di difesa dal punto di vista terapeutico è un’ottima notizia ma non si può pensare che ci sia la possibilità di vicariare al vaccino: è sempre meglio prevenire che curare”. “Non c’è motivo di dubitare che il molnupiravir non presenti un buon profilo di sicurezza – conclude Cauda –; tuttavia tutti i casi riportati andranno visti analiticamente e naturalmente bisognerà attendere il parere che Fda ed Ema esprimeranno dopo avere esaminato il dossier e gli articoli scientifici che verranno loro presentati dall’azienda produttrice. Un’autorizzazione all’uso di emergenza (Eua) che potrebbe arrivare tra qualche mese”.