Brasile: siccità e incendi distruggono il 30% della zona umida del Pantanal. Al Sir l’allarme di mons. Bergamasco, “situazione provoca carestia e fame”

Ancora incendi. E con essi distruzione di un habitat senza uguali, ma anche siccità prolungata, carestia e fame per le popolazioni coinvolte. L’allarme, anche quest’anno, arriva dal Pantanal, vasta zona umida che si estende negli Stati del Mato Grosso e del Mato Grosso del Sud, e sconfina poi in Bolivia. A farsi portavoce, al Sir, della drammatica situazione, è il vescovo di Corumbá, dom João Bergamasco. Eloquenti, oltre alle sue parole, i video e le foto che ci invia.

“La situazione del Pantanal è molto critica. Pare che abbia perso il 30% della sua acqua. Stiamo vivendo una terribile siccità, ormai da mesi. Il livello dei fiumi, come il rio Paraguay, con i suoi affluenti, è molto basso. Non è possibile la navigazione, e così i villaggi che si trovano lungo il corso dei fiumi sono isolati e hanno difficoltà molto grandi. La siccità influisce molto sulla vita delle popolazioni locali, noi stiamo cercando di aiutarle con la distribuzione di cestini con generi di prima necessità, con l’alimentazione. Altro aspetto critico è la mancanza di acqua, molti villaggi sono senz’acqua, senza pasti, si sta diffondendo la denutrizione”.

La situazione, già così, sarebbe drammatica. Ma non è finita. Non solo manca l’acqua, ma si diffonde il fuoco. Come lo scorso anno, gli incendi divampano. “Rispetto allo scorso anno le autorità sono più preparate, ci sono mezzi maggiori per cercare di spegnere gli incendi, ma ugualmente la situazione è molto critica. Molti non rispettano le regole, non fanno attenzione, magari accendono il fuoco per fare pulizia, e così provocano incendi diffusi”, aggiunge il vescovo. Inoltre, cosa ancora più grave, “si sospetta che alcuni incendi siano dolosi, siano provocati volutamente, con il passaggio di alcuni aerei”. Sullo sfondo, l’accaparramento di terre per attività economiche, in questo caso soprattutto l’allevamento. Resta il fatto, prosegue dom Bergamasco, che “in questo momento viviamo con una temperatura caldissima, grandi colonne di fumo e una siccità estrema, anche se non è facile fare un confronto con lo scorso anno. Non ho dati precisi, ma la sensazione è che i roghi siano più aggressivi a causa della siccità e che, come quantità siano più o meno quelli dello scorso anno”.
Un’emergenza, prosegue il vescovo, che si aggiunge alla pandemia, che, oltre agli effetti di carattere sanitario, ha lasciato molta povertà e disoccupazione. “Come Chiesa stiamo facendo il possibile per aiutare tutti. Covid-19, siccità e incendi costituiscono un mix che sta mettendo a dura prova il nostro popolo, e sta provocando danni anche alla salute. Pensiamo alle conseguenze del fumo per l’apparato respiratorio”.

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