“Chiediamo l’applicazione di politiche migratorie rispettose della dignità delle persone, del diritto alla protezione internazionale e della non separazione delle famiglie da parte dei governi di Centro America, Messico e Stati Uniti”. È la richiesta che arriva dall’incontro della Pastorale delle migrazioni del Messico e del Centroamerica, tenutosi a Valle de Ángeles, in Honduras, dal 25 ottobre fino a ieri. All’incontro hanno partecipato i vescovi delle regioni interessate, con un gruppo di vescovi statunitensi, i segretari esecutivi della Mobilità umana delle Conferenze episcopali, laici che operano ai confini meridionali del Messico e dell’America centrale, una rappresentanza della Sezione vaticana Migranti e rifugiati. Tutti, come riferisce il sito del Celam, hanno concordato sulla preoccupazione che la migrazione sia un diritto e non la conseguenza della pressione esercitata da vari fattori come la povertà, la violenza, che finiscono per farne un obbligo.
Partendo dal fatto che Centroamerica, Messico e Stati Uniti sono territori di origine, transito, destinazione e ritorno dei migranti, i partecipanti erano contrari ai meccanismi di rimborso espresso che derivano dall’applicazione del titolo 42 (che stabilisce misure rapide e straordinarie di espulsione dagli Usa a causa della pandemia) e dalla politica “Rimani in Messico”, attuata dall’Amministrazione del presidente Joe Biden. In questo senso, hanno esortato i Governi dell’America Centrale e del Messico a dare una “risposta umanitaria, rapida e dignitosa” all’emergenza causata da queste misure, che mirano solo a contenere e criminalizzare la popolazione migrante. Hanno anche ribadito il loro impegno a promuovere la pressione sui Governi della regione, in particolare con quelli del Messico e degli Stati Uniti, per affrontare le cause strutturali della migrazione.