“La figura del poliedro ci permette di cogliere le diverse sfumature del contesto familiare”. A dirlo è Vincenzo Corrado, direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali della Cei, durante la Giornata di studio “Comunicare la bellezza della famiglia”, promossa dalla Pontificia Università della Santa Croce, oggi a Roma. “Dietro la bellezza della famiglia – spiega – si celano delle fragilità che non vanno sottovalutate. La comunicazione reale nasce dall’ascolto e ancora prima dal silenzio. Stiamo vivendo l’anno dell’Amoris Letitia ma celebriamo anche la figura di san Giuseppe, che è molto familiare, e allo stesso tempo, viviamo il tempo sinodale. Non sono tre eventi sganciati fra loro”, sottolinea Corrado. “Comunicare la bellezza della famiglia non è una grammatica in cui trovare le risposte. Significa aprirsi a un grande discernimento che fa emergere quello che sta sotto, come la capacità del comunicatore che è quella di grattare per far emergere la bellezza”. “La comunicazione non è strumentale ma anche esistenziale. Per questo non dimentichiamo l’apertura alla dimensione sociopolitica. Non dobbiamo avere paura come cattolici di esporci, di essere promotori del bene comune”.
“In questo momento l’impegno è imparare ad ascoltare le narrazioni, tutto quello che le famiglie hanno vissuto in questo periodo di pandemia: il carico di sofferenza dei bambini che non hanno ancora la capacità di esprimersi, la sofferenza dei genitori che da un giorno all’altro si sono ritrovati gravati da pesi enormi, la sofferenza di chi ha perso i propri cari per la pandemia”. A proposito dell’anniversario della Facoltà, il direttore conclude: “non dobbiamo mai sederci dopo 25 anni, questa è una facoltà sempre in movimento, entusiasta di collaborare al bene della Chiesa”.