Almeno 200 milioni di studenti vivono in 31 Paesi a basso e medio reddito ancora impreparati per l’istruzione da remoto in caso di chiusure delle scuole per future emergenze. Tra questo gruppo di studenti, 102 milioni vivono in 14 Paesi che hanno tenuto le scuole chiuse completamente o parzialmente per almeno metà della pandemia da Covid-19 – escludendo molti studenti da qualsiasi tipo di istruzione. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Unicef che misura la preparazione dei Paesi a garantire l’istruzione a distanza in risposta all’interruzione dell’apprendimento in presenza, coprendo circa il 90% degli studenti nei Paesi a reddito basso e medio-basso. L’analisi si concentra su tre ambiti: la disponibilità di risorse a domicilio e i livelli di istruzione dei genitori; l’utilizzo di politiche e la formazione degli insegnanti; e la preparazione del settore dell’istruzione alle emergenze. Benin, Burundi, Costa d’Avorio, Congo, Etiopia, Madagascar, Malawi, Niger e Togo sono fra i Paesi con la maggiore necessità di miglioramento nel settore dell’istruzione. Dei 67 Paesi analizzati, 31 non sono pronti a garantire apprendimento da remoto a tutti i livelli dell’istruzione, con gli studenti più colpiti in Africa occidentale e centrale; 17 Paesi hanno una preparazione media e 19 Paesi preparazione oltre la media. L’istruzione pre-primaria rappresenta il livello di istruzione più trascurato. Altre crisi, come quelle causate dal cambiamento climatico, possono avere impatti significativi sull’accesso all’istruzione. Argentina, Barbados, Giamaica e Filippine hanno il più alto livello di preparazione anche se i bambini che vivono nelle famiglie più povere o nelle aree rurali sono i più esposti alla chiusura delle scuole. “Non si può sostituire l’apprendimento in presenza”, afferma il rapporto. Tuttavia, “le scuole resilienti con robusti sistemi di apprendimento a distanza, specialmente di apprendimento digitale, possono fornire un certo grado di istruzione durante la chiusura delle scuole in tempi di emergenza. Inoltre, una volta che le scuole riaprono, questi sistemi possono aiutare gli studenti a recuperare l’apprendimento perso”.