“Nelle ultime settimane, la situazione relativa ai diritti umani fondamentali in Bielorussia è diventata una preoccupazione crescente per me e anche per l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce)”: lo scrive oggi Rik Daems, presidente di questa istituzione europea, in una dichiarazione in cui dà voce allo sconcerto generato dalle ingiuste vicende giudiziarie di Maria Kalesnikava e Maksim Znak, due esponenti dell’opposizione bielorussa che stanno scontando “pene detentive lunghe e completamente infondate”. Ma almeno altri “30 difensori dei diritti umani, alcuni dei quali hanno collaborato con il Consiglio d’Europa”, si trovano in custodia cautelare e “molti altri devono affrontare procedimenti penali o altre forme di molestie. Alcuni sono già in esilio”, ricorda Daems. Tutti sono “giustamente considerati prigionieri politici”. Deprecabile anche il fatto che da luglio “un numero considerevole di Ong sia stato sciolto”, tra cui tre che lavorano per la difesa dei diritti umani, cita il presidente: il Comitato bielorusso di Helsinki, Iniziativa legale e la “Catena” (Zyvano). Daems esprime quindi una ferma condanna di queste rappresaglie e invita le autorità a rispettare “pienamente i diritti alla libertà di associazione, riunione ed espressione, nonché tutti gli altri diritti umani garantiti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui la Bielorussia è parte”.