Ogni giorno la Casa della Carità si occupa dei più “fragili”, persone con problemi fisici o di salute mentale, “che non troverebbero accoglienza altrove. Lo fa da sempre e lo ha fatto con un impegno ancora maggiore durante la pandemia”. A queste persone la Fondazione “ha offerto informazione e protezione contro il virus e, quando necessario, percorsi di isolamento e cura”. Ma quali benefici ha portato questa attività per gli ospiti accolti? Quali per la comunità locale dove opera la Fondazione? La Casa della Carità “ha valutato l’impatto sociale dell’ospitalità durante la pandemia di 13 persone con problemi fisici o di salute mentale, con una sperimentazione della metodologia Sroi – Ritorno sull’investimento sociale”, si legge in un comunicato diffuso oggi. Il risultato è un indice Sroi di 1,87. Ciò significa che, per ogni euro donato a sostegno dell’accoglienza di queste persone, la Casa della Carità ha generato “un valore di 1,87 euro per tutta la società”. “La valutazione di impatto sociale è per noi un’operazione di trasparenza che, per una realtà come la nostra che vive sul sostegno di tanti, non solo economico ma anche di idee e di partecipazione, è un valore fondamentale. Dire che questo sostegno non viene incamerato in ottica privatistica, ma viene restituito alla città credo sia estremamente importante”, afferma il presidente della Casa della Carità, don Virginio Colmegna.
A beneficiare del valore generato dall’ospitalità della Casa della Carità sono innanzitutto gli ospiti stessi, per il 59% del totale. Poi vengono gli stakeholder esterni, come i donatori o gli abitanti del territorio (23%), quindi dipendenti e collaboratori della Fondazione (18%). “Per fare degli esempi concreti, alcuni ospiti, nel complesso, hanno visto cambiare in meglio la loro condizione. Si sono registrati miglioramenti in ambiti come la cura di sé, i rapporti sociali e la salute mentale”. Per quanto riguarda i lavoratori coinvolti, la maggior parte ha dichiarato un aumento della soddisfazione personale legata al lavoro. Gli stakeholder esterni, “tra cui gli abitanti del quartiere in cui opera la Fondazione, hanno beneficiato di una riduzione della circolazione del coronavirus sul territorio. Il 32,36% ha dichiarato una migliore vivibilità del quartiere (il 62,1% pensa che non influisca, il resto che peggiori), ed il 35,48% ha certificato anche un miglioramento della sicurezza del quartiere (il 61,3% pensa che non influisca, il resto che peggiori)”.
Per leggere il rapporto completo: https://casadellacarita.org/impatto-sociale/.