Sono quasi 20 milioni i bambini che crescono in povertà in Europa, con cifre in aumento: sebbene l’Ue sia una delle regioni più ricche e con meno diseguaglianze al mondo, “i bambini di tutti Paesi europei stanno affrontando livelli di povertà inaccettabili, nessun Paese escluso”. Questo è quanto emerge dal nuovo rapporto di Save the Children che prende in analisi 14 Paesi in Europa, di cui 9 Ue e 5 extra Ue. In Italia, le stime mostrano che nel 2020 i bambini in povertà assoluta sono 200mila in più rispetto all’anno precedente. In Germania, uno dei Paesi più ricchi al mondo, 1 bambino su 4 cresce a rischio di povertà, mentre in Spagna e in Romania un bambino su tre vive al di sotto della soglia di povertà. Nei Paesi dei Balcani occidentali, dove i tassi di povertà minorile già negli anni precedenti variavano dal 49,4% in Albania al 30,6% in Bosnia-Erzegovina e al 20,7% in Kosovo, la situazione è ancora più grave. Secondo il rapporto i bambini più vulnerabili e più colpiti dalla povertà sono coloro che crescono in famiglie numerose o monoparentali, i bambini con un background migratorio, con disabilità, appartenenti a minoranze etniche e quelli che vivono nelle aree rurali o più svantaggiate. In Svezia, infatti, il 58% di tutte le famiglie monoparentali di origine straniera è a rischio povertà, così come fa parte di famiglie monoparentali il 45,2% dei bambini che ricevono sussidi sociali in Germania. In Italia, sono più esposte alla povertà le famiglie numerose con almeno 5 componenti e le famiglie con un background migratorio, mentre in Spagna e nei Paesi Bassi circa il 40% dei bambini a rischio povertà proviene da famiglie che lavorano, sfatando il mito che i bambini che crescono in povertà provengano da famiglie con genitori disoccupati. In Irlanda del Nord, ad essere più esposti alla povertà sono i bambini delle comunità etniche, con due bambini su tre (66%) che crescono in povertà, quasi tre volte la cifra nazionale. Gli unici Paesi – tra i 9 Paesi Ue presenti nel rapporto – in cui i tassi di povertà minorile sono diminuiti durante la pandemia sono Danimarca, Svezia e Lituania.