“Il rapporto mostra che le ferite sociali inferte dal Covid non si rimarginano tanto in fretta. Colpisce in particolare la percentuale di chi torna a chiedere aiuto nelle parrocchie. Una quota più alta rispetto alla media nazionale, segno di come la locomotiva d’Italia si è rimessa in moto, ma il treno sta lasciando a terra proprio i più deboli”: è il commento di Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, alla presentazione dell’indagine sulla crisi Covid nel territorio della diocesi milanese. “Il rapporto – aggiunge – mette in luce come vada assolutamente riformato il sistema degli aiuti pubblici: dagli ammortizzatori sociali al Reddito di cittadinanza”. “Quanto al Reddito di cittadinanza – ha precisato Gualzetti – cambiarlo non significa cancellarlo o depotenziarlo, come qualcuno vorrebbe, interpretando strumentalmente queste analisi. Una misura universalistica di contrasto alla povertà è necessaria tanto più in questo momento di crisi che purtroppo per alcuni non sembra affatto destinato a terminare tanto in fretta. Si contrastino, piuttosto, gli abusi e si correggano i limiti che sono emersi nell’applicazione di questo strumento in modo che gli aiuti arrivino a chi ne ha più bisogno”.
Il Rapporto sulle povertà offre anche un quadro definitivo di quanto è accaduto nell’anno nero del Covid. Nel 2020 nei tre servizi diocesani e nei 106 centri di ascolto considerati dall’Osservatorio, che corrispondono a circa un quarto del totale dei centri di ascolto presenti nella diocesi, si sono rivolte 12.461 persone. Solo negli ultimi tre mesi dello scorso anno, all’interno del campione preso in considerazione, sono state 1.625 le persone che non erano mai state incontrare prima. Hanno chiesto aiuto alla Caritas Ambrosiana per lo più le donne (56,1%), gli stranieri (57,7%) anche se in misura inferiore rispetto al 2019, l’anno immediatamente precedente all’esplosione del Covid quando erano il 62,7%. Tra gli assistiti il 48,4% non ha un legame stabile, il 61,1% ha una bassa scolarità, il 56,7% è disoccupato. La metà (50,5%) chiede beni materiali e servizi, il 17,4% lavoro, il 37,2% sostegno personale.