“Sfida immensa, ma possibile”: la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Cop26) che si svolgerà a Glasgow è “una delle conferenze più cruciali della nostra generazione durante la quale i leader cercheranno di raggiungere un accordo congiunto sugli obiettivi e sui modi in cui possono essere prevenute le conseguenze più disastrose del cambiamento climatico”. È quanto scrive Raphael Schutz, ambasciatore designato di Israele presso la Santa Sede, in una nota pervenuta al Sir dedicata alla prossima conferenza Cop26 di Glasgow. “Per la prima volta nella storia umana – sottolinea il diplomatico – è richiesta una mobilitazione di tutti i principali attori globali, inclusi i governi, il settore privato, la società civile, i media e il mondo accademico, nonché i leader religiosi”. Per Schutz, “i capi religiosi possono contribuire ad aumentare la consapevolezza su questi argomenti ed esercitare un’influenza morale positiva”. “Papa Francesco – aggiunge – è una voce molto rispettata nella causa comune per la cura del Creato. Nella sua enciclica Laudato Si’ (punto 13), il Pontefice lancia un invito urgente ‘a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta’. In qualità di ambasciatore designato, considero prioritario stabilire una stretta collaborazione istituzionale con la Santa Sede sui temi che sono all’ordine del giorno della Cop26”. L’incontro di Glasgow, ribadisce Schutz, “è un crocevia critico; si potrebbe dire anche fatale. Se riusciremo a concordare l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050, allora potremmo probabilmente evitare di superare la soglia di riscaldamento di 1,5°. In questo modo eviteremo le conseguenze più gravi della crisi climatica”. Diversamente “ci avvicineremo sempre di più all’ampia varietà di disastri naturali che minacciano il nostro futuro”. Israele è pronto a fare la sua parte a Glasgow per il conseguimento di un risultato positivo: “Dobbiamo compiere ogni sforzo possibile per garantire che la Conferenza sul clima di Glasgow sia un successo e intraprendere un percorso che assicuri stabilità climatica, sicurezza e prosperità per tutti i cittadini del mondo”. In campo tutta l’esperienza israeliana nel settore dell’innovazione climatica, “con una vasta gamma di aziende e start-up che lavorano in questo ambito, nonché importanti investimenti in ricerca e sviluppo”. “Un eccezionale ecosistema di innovazione climatica che comprende oltre 1.200 aziende e start-up ed è in costante crescita, secondo il primo rapporto israeliano State of Climate Tech 2021”. Il fatto che “circa il 10% di tutte le nuove aziende high-tech fondate in Israele lo scorso anno siano nel campo dell’innovazione climatica è solo un esempio che parla della vivacità del panorama delle start-up israeliane”, si ribadisce nel comunicato che riporta diversi esempi. “Nel settore agricolo, Israele offre irrigazione a goccia e agricoltura di precisione, in quello della prevenzione delle perdite d’acqua e dei sistemi urbani, Israele detiene il record mondiale con il suo tasso di perdita d’acqua del 3% e la percentuale di riutilizzo delle acque reflue del 90%. Israele ha anche soluzioni da offrire in materia di desalinizzazione, stoccaggio di energia in aria compressa o ghiaccio, efficientamento energetico, riforestazione, trasporto e mobilità sostenibili, sviluppo di nuovi materiali, sostituti di proteine animali come la bistecca stampata in 3D, un campo in cui Israele è leader a livello globale, e prevenzione della perdita di cibo, così come molte altre aree interessanti”. Conoscenze che Israele vuole condividere per implementarle anche in vista del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. “La cooperazione internazionale nel campo dell’innovazione climatica è – viene sottolineato nel testo – anche una fantastica opportunità per rafforzare l’economia globale, creare nuove opportunità di lavoro e consentire all’umanità di prosperare preservando la natura, il clima e la diversità ecologica del nostro pianeta”.