“Perché una città, nel nostro caso Firenze, deve ritenere di dover fare memoria di un arcivescovo dedicandogli uno spazio cittadino?” si è chiesto il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze in occasione dell’intitolazione della piazzetta al card. Giovanni Benelli (arcivescovo di Firenze dal 1977 fino alla morte del 1982) collocata vicino alla cattedrale fra via delle Oche e via dello Studio. “Ritengo questo gesto giusto e perfino doveroso, in considerazione della stretta connessione tra la vita della Chiesa e quella della società, per cui quanti tra i pastori hanno portato particolari benefici alla vita ecclesiale, si deve ritenere che ciò abbia avuto un riflesso sul bene della città stessa”, ha sottolineato: “E quanto il card. Giovanni Benelli abbia meritato per l’impulso dato alla vita ecclesiale è ancora vivo nella memoria di tutti”. “Come ogni buon pastore – ha ricordato -, il card. Benelli ebbe altrettanto a cuore le sorti della città, verso la quale fece scelte e promosse iniziative che toccarono problemi vivi della società del tempo. Faccio memoria anzitutto degli interventi sulle emergenze del lavoro e della casa, per le quali non si limitò a rivolgere appelli alle istituzioni, agli imprenditori ed alle proprietà immobiliari, ma, per risolvere il problema delle giovani coppie, diede l’esempio riducendo perfino gli spazi a disposizione delle associazioni cattoliche per offrirli agli sfrattati”. “Non meno incisivo – ha proseguito – è stato il suo rapporto con il mondo delle fabbriche, visitandole e non facendo mancare nelle crisi aiuti concreti da parte della Chiesa fiorentina. Un caso particolarmente rilevante fu quello delle Officine Galileo, quando, per evitare la chiusura dello stabilimento e salvare 1500 posti di lavoro, l’arcivescovo intervenne in prima persona sulla proprietà, sulla regione e sul governo”. Il cardinale Benelli si preoccupava anche per il mondo giovanile e i problemi di tossicodipendenze, e sul fronte della carità e della solidarietà, dando impulso a nuove iniziative.