“In Sud Sudan inondazioni, conflitti e difficoltà economiche persistenti continuano a colpire i bambini e le persone più vulnerabili e più di 8 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria”. Lo ha denunciato Save the Children, secondo cui “le prime piogge stagionali hanno già causato lo straripamento dei fiumi e conseguenti inondazioni in vaste aree e insediamenti”. “Le zone più colpite sono gli stati di Jonglei e Unity, dove vive circa il 58% delle persone colpite, seguiti dagli stati di Upper Nile e del Bahr el Ghazal occidentale e settentrionale. Dopo le inondazioni del 2020, circa 100.000 persone sfollate non sono ancora potute rientrate nelle loro case e sono rifugiate nei campi per sfollati interni di Bor, Mangalla e Mingkaman”.
Nelle 61 contee più colpite del Paese servono immediatamente servizi di protezione all’infanzia – ribadisce l’ong – affinché questi bambini siano protetti dai numerosi rischi che corrono, tra cui il reclutamento da parte di gruppi armati, stress psicosociale, separazioni familiari, violenza, abusi e sfruttamento. Secondo le prime valutazioni di Save the Children, le persone colpite dalle inondazioni hanno bisogno di assistenza alimentare, alloggi di emergenza, beni non alimentari, servizi igienico-sanitari, kit per l’igiene, beni e servizi sanitari e nutrizionali, servizi di protezione e kit per la pesca come supporto all’autosostentamento. L’Organizzazione, fino a settembre 2021, ha raggiunto circa 1 milione di persone e sta lavorando per raggiungerne 1,6 milioni entro il 31 dicembre 2021 attraverso programmi educativi, sanitari, nutrizionali, di protezione all’infanzia, sicurezza alimentare e sussistenza. “L’obiettivo di Save the Children è fornire, entro la fine di quest’anno, un supporto salvavita e di sostegno a 918.500 bambini estremamente vulnerabili e a 751.500 adulti”. Per questo, chiede ai donatori di aumentare i finanziamenti: “Sono necessari 30 milioni di dollari, di cui più della metà li abbiamo già raccolti”.