Conferenza sul futuro dell’Europa: Strasburgo, le voci dei cittadini. La richiesta: “maggior contraddittorio”

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(da Strasburgo) “Ci sono tantissime speranze riposte in questa Conferenza e in che cosa potrà portare. È proprio un evento dei cittadini come mai prima d’ora. Il raggio in cui i cittadini vengono consultati e coinvolti è amplissimo, come anche le ambizioni”.

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Bilancio positivo della giornata preparatoria della plenaria della Conferenza sul futuro dell’Europa traccia Elsie Gisslegard, nominata ambasciatrice del suo Paese dal governo della Svezia: 20 anni, una vita già coinvolta nelle dinamiche democratiche e internazionali, essendo membro del consiglio nazionale dei giovani e rappresentante del dialogo Ue-giovani. La presenza dei cittadini è la novità di questa assemblea (nella prima, a giugno, non erano ancora stati selezionati) e oggi negli spazi dell’emiciclo colpisce molto, perché ancora mancano tanti rappresentanti del Parlamento europeo e di quelli nazionali, che probabilmente parteciperanno solo da remoto. Per Elsie, unica nota dolente al termine della giornata, l’organizzazione: “Fin qui non è stata delle migliori, alcuni problemi nel distribuire i cittadini tra panels e gruppi di lavoro. Ma è l’inizio della Conferenza e sicuramente verrà migliorato”.
Meno abituata al confronto in contesti simili è Ines Pascoal Da Silva, 24 anni, portoghese: “noi cittadini non siamo preparati per certe cose. Ci aspettavamo oggi continuasse il confronto tra noi, invece è stato più formale”. Ines era già stata qui in la settimana scorsa per la riunione del panel su “Ue nel mondo”, “ma eravamo solo noi cittadini. Oggi c’erano anche i politici, ed è stato più difficile, non siamo abituati”.

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Perplesso è Sandor Dénesi ungherese di nascita, ma qui rappresenta la Romania. Ha 35 anni è uno sviluppatore informatico, ed è scettico: “Incontro persone, nuove idee, posso dire la mia, ma non penso che potrò influenzare i politici e quelli che prendono le decisioni”. In più non è d’accordo con molte delle direzioni verso cui sta andando l’Europa, per esempio rispetto al clima: “Non so se rinunciare ai combustibili fossili sia la scelta giusta, o non abbia delle ripercussioni pesanti per lo sviluppo”. Sandor è membro del panel che si occupa di clima: “È interessante vedere il dibattito, ma mi sarebbe piaciuto sentire un po’ più di contraddittorio, non solo una riflessione main stream su ciò che dovrebbe essere fatto”. “Forse ci sarebbe bisogno di integrare voci più diverse perché non è una decisione facile”.
Un eccesso di consonanza nel gruppo sul clima la rintraccia anche Maria Cinque, 66 anni di Milano: i titoli che si attribuisce sono quelli di moglie, madre, presente qui come “tribuno della plebe”, nel senso originario di questa carica. “Io voglio veramente parlare con la voce del popolo, senza filtri politici”. Ha tante cose da dire Maria, al punto che stamane, nel momento in cui si discuteva tra i cittadini chi dovesse parlare e per quanto tempo lei si è alzata in piedi offrendosi per intervenire e chiedendo di poter parlare per 2 minuti. Un tempo lunghissimo in un contesto del genere: “Dovrò riferire quanto emerge dal gruppo ma penso che se non sono d’accordo dirò anche quello che penso io. Per esempio, che la prima strada per ridurre le emissioni è risparmiare”.

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