Settimana sociale: visita alla Masseria Mangiato, la murgia fra storia e attualità. Chirulli (proprietario), “orgogliosi delle bellezze del tarantino”

Foto Calvarese/SIR

(da Taranto) Da un secolo la famiglia Chirulli è proprietaria della masseria Mangiato (una delle “buone pratiche” visitate oggi dai partecipanti alla Settimana sociale dei cattolici italiani), risalente al XVI secolo, e oggi estesa per quasi 200 ettari nel cuore della Murgia tarantina. Il proprietario, Luigi Chirulli, ne svela al Sir ogni angolo e ogni segreto storico, ambientale ed economico (tra le attività condotte figurano la coltura cerealicola e l’allevamento di cavalli murgesi). Al centro del complesso ecco la chiesetta, e poi il forno, i trulli a suo tempo utilizzati come stalle, “perché le masserie erano in passato delle comunità autonome” e autosufficienti.

In particolare la Mangiato “sorgeva su un percorso di transumanza, a testimonianza della quale si riscontrano, nella cappella, diversi graffiti di vari pellegrini”. Chirulli mostra con orgoglio la presenza di un antico ipogeo, precedente la costruzione della stessa masseria, che fungeva da ricovero sia per i pastori che per gli animali.
Delle proprietà della masseria Mangiato, nota anche come Masseria Cerassano, si ha un preciso quadro già dal 1557, anno in cui ci fu una sorta di censimento ufficiale delle terre, per stabilire confini chiari fra le terre pubbliche e quelle private e fra i Comuni che insistevano sulle stesse.

L’intero fabbricato è situato su di un banco di roccia affiorante al disotto del quale, in un’era arcaica, si vennero a formare delle ampie caverne naturali. “Questi spazi sotterranei sono stati abitati sin dall’antichità e attualmente a disposizione dei vari eventi, culturali e non, che si svolgono presso la masseria”. Nell’area della masseria “è presente uno stagno carsico, un vero e proprio ambiente esclusivo dal punto di vista naturalistico, ambientale e paesaggistico”.
“Siamo orgogliosi – conclude Chirulli – di aver ospitato una delegazione della Settimana sociale, per far conoscere e apprezzare le bellezze del territorio di Taranto e della sua provincia, troppo spesso finite in secondo piano per via dei noti problemi ambientali” della città jonica.

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