Ordinariato militare: mons. Marcianò, “diaconato è espressione di una Chiesa sinodale”

“Il diaconato è espressione di una Chiesa sinodale, nella quale le diverse membra del corpo, le diverse vocazioni, sono composte in vista dell’unità, della comunione, della gloria di Dio. In questa ‘comunità sinodale’, al diacono è affidato un servizio di carità che, per certi versi, soccorre al ministero presbiterale, dedicato in modo più specifico alla preghiera e alla predicazione; ma anch’esso, in modo peculiare, è a servizio della Liturgia e della Parola”. È quanto ha ricordato l’arcivescovo ordinario militare, mons. Santo Marcianò, celebrando questa mattina ad Assisi, l’ordinazione diaconale di tre giovani Luigi Benemerito, Giuseppe Massaro e Valerio Carluccio. La celebrazione ha segnato la conclusione dell’annuale corso di aggiornamento pastorale per i cappellani militari (18-22 ottobre), in pratica il convegno diocesano della Chiesa castrense al quale hanno preso parte 150 cappellani, una rappresentanza dell’aggregazione laicale dell’Ordinariato (Pasfa), volontari del settore e alcuni delegati delle diverse forze armate. “Il servizio diaconale – ha ribadito l’arcivescovo castrense – è servizio alla Parola e della Parola. Da oggi potrete proclamare il Vangelo, spezzare la Parola con l’omelia; e tutto questo dovrà tradursi nel concreto dei gesti e delle scelte, con un compito profetico che non si esaurisce sull’altare. Certo, tale compito può sembrarvi sproporzionato rispetto alle vostre forze; ma la Parola ci viene incontro e noi dobbiamo accoglierla, giorno per giorno. Ad ogni giorno, la sua Parola: criterio per leggere la vita, per interpretare la storia, per conformare la nostra esistenza a quella di Gesù”.

Nasce da qui, per Marcianò, “il servizio di carità proprio del diacono, della singola persona con le sue caratteristiche e i suoi doni. La risposta alla vocazione non cancella i nostri doni, li valorizza”. Ma perché il servizio di carità sia davvero fecondo, ha spiegato il presule rivolgendosi ai tre giovani, “siete chiamati a rimanere in un grembo” quello “del mondo dei militari, dal quale vi siete sentiti chiamati, consapevoli del servizio d’amore, di giustizia, di pace loro affidato e custodito dalla nostra Chiesa. È la terra della Chiesa che vi accoglie”. “Carissimi Giuseppe, Luigi, Valerio, non vi sentite inadeguati e non vi scoraggiate per le possibili sconfitte e i fallimenti: sono tutti segnali di un seme che muore. La logica è sempre questa, la morte. E siate sicuri – ha concluso l’ordinario militare – che è proprio questa particolare morte a rendere la vostra vita eloquente e capace di rispondere alle tante morti di coloro che vi sono affidati: alle difficoltà e alle sofferenze dei nostri militari, delle loro famiglie, allo smarrimento di cui vive l’uomo del nostro tempo, anche per le conseguenze dolorose della pandemia”.

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