49ª Settimana sociale: mons. Russo (Cei), “domandiamoci cosa ci chiede Dio”. Necessario “passare dall’io al noi”

Foto Calvarese/SIR

(da Taranto) “Imparare a guardare è una postura degli occhi e del cuore che decidono non solo di vedere così come vediamo tante cose nel corso della nostra giornata, ma che scelgono anche di andare a fondo, una specie di indagine in profondità per andare a scavare tutto quello che è possibile scoprire per tirarlo fuori, analizzarlo e poi pensare a come risolverlo”. Lo ha affermato mons. Stefano Russo durante l’omelia alla messa celebrata a Taranto in apertura di giornata alla Settimana sociale. Una celebrazione eucaristica si è svolta inoltre a Castellaneta (dove risiede in questi giorni un’altra folta rappresentanza di delegati), presieduta da mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa. Nell’omelia mons. Russo ha sottolineato l’incertezza dei tempi della pandemia: “Quante domande nel cuore di ognuno di noi: che sta succedendo? Al di là delle cose che sappiamo e del racconto della pandemia, che cosa ci sta chiedendo Dio attraverso la storia di questi tempi? Questa la domanda che mi permetto di consegnarvi questa mattina e che vi chiederei con semplicità di portarvi nel cuore: che cosa ci chiede Dio? Che cosa chiede ad ognuno di noi? Se siamo qui è perché qualcuno attraverso un invito ci ha ritenuti degni di poter rispondere a questa domanda. E ogni invito è anche un mandato”. Russo ha aggiunto: “Siamo venuti qui forse in cerca di risposte ma sarebbe valsa la pena essere venuti qui se anche solo ripartissimo con la consapevolezza della domanda che ogni giorno il Signore ci mette nel cuore invitandoci ad essere una risposta con la propria vita”. “Mi permetto ancora di condividere un’altra brevissima riflessione… Abbiamo bisogno di accordarci! Lungo le nostre strade e i nostri cammini abbiamo bisogno di accordare il nostro cuore e il nostro passo. Per accordarci è necessario un tempo di silenzio e di ascolto – siamo nel tempo del Cammino sinodale – per poter capire, leggere che cosa sta succedendo, trovare le parole per dare senso a tutto”.
“Ma, accordarci non è trovare una soluzione tra amici; è imparare a suonare una musica senza stonature. È trovare gli accordi giusti perché la melodia sia una melodia che sappia dare speranza al nostro mondo. Senza che nessuno si senta escluso. È passare dall’io al noi. È fare in modo che quella risposta che in Cristo ognuno di noi può essere ci veda sempre più capaci di ‘accordarci’ e di condividere il cammino con tanti. Perché come dice il titolo di questa Settimana Sociale: Tutto è connesso. Ma tutto sarà connesso solo se tutti noi saremo capaci di connessioni, tra di noi prima, con il mondo che viviamo, con le persone che frequentiamo. È saremo connessi se impareremo ad essere ‘sine cera’, sinceri e orientati verso il sogno di Dio su di noi”.

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