A pochi giorni dalle elezioni parlamentari irachene, svoltesi domenica 10 ottobre, scoppia la polemica intorno alla distribuzione dei 5 seggi parlamentari riservati dal sistema elettorale a candidati cristiani. Le obiezioni , riferisce Fides, arrivano dall’ex parlamentare cristiano Yussef Juseph Sliwa, che, in un’intervista diffusa dal network curdo Rudaw, ha affermato che i cinque nuovi parlamentari aggiudicatari dei seggi di tale quota, in realtà, non rappresentano i cristiani iracheni, visto che – a suo dire – il 90% dei voti espressi a loro favore non sarebbero arrivati da elettori cristiani ma da formazioni politiche di matrice sciita e curda, che avrebbero dirottato una parte dei propri voti sui candidati in corsa per la conquista dei seggi riservati ai cristiani, in modo da piazzare in quei seggi dei parlamentari totalmente allineati alle proprie strategie politiche. Alle accuse di Sliwa ha risposto a stretto giro Evan Faeq Yakoub Jabro, ex ministra per i rifugiati e le migrazioni nel governo uscente guidato da Mustafa al Kadhimi, eletta con quasi 11mila preferenze al nuovo Parlamento nelle file del “Movimento Babilonia”, dopo aver gareggiato per occupare il seggio riservato a candidati cristiani nella città di Baghdad. In un’intervista rilanciata dal Rudaw Media Network, l’ex ministra ha difeso la trasparenza del processo elettorale, sottolineando che nella distribuzione dei seggi riservata ai cristiani si è registrata una eloquente affermazione delle candidate donne (due su cinque), segno che “la nostra società ha iniziato a fare passi avanti verso una certa apertura intellettuale”. Evan Jabro ha liquidato anche le accuse di manipolazione elettorale espresse da Sliwa e da esponenti politici cristiani come reazione comprensibile di sigle politiche uscite sconfitte dal confronto elettorale.
I risultati delle elezioni irachene, oltre alla sconfitta del blocco Fatah, hanno fatto registrare anche la crescita del Partito Sadrista, guidato dal leader sciita Muqtada al Sadr che nel Parlamento precedente controllava 58 seggi e siederà come prima forza nella nuova assemblea parlamentare, avendo conquistato 73 dei 329 seggi del Parlamento. La coalizione Fatah ha ottenuto solo 15 seggi, a fronte dei 48 controllati dalle stesse sigle della coalizione nel precedente Parlamento, e non ha riconosciuto i risultati del voto, invitando i sostenitori a scendere in piazza. Ai seggi si è recato solo il 41% degli aventi diritto al voto, soglia che rappresenta il minimo storico delle 6 elezioni parlamentari tenutesi in Iraq dal 2003, dopo la fine del regime di Saddam Hussein. I risultati delle elezioni irachene hanno registrato un’affermazione importante della presenza femminile in Parlamento. 97 deputate sono state elette, molto di più rispetto alla quota del 25% assegnata per legge (83 su un totale di seggi di 329).