“Questa vittoria la dedico a una persona che per me è stato maestro, un padre, una guida: don Aldo Rabino, vorrei che fosse qui, ma sono certo che da lassù ci guarda”. Sono state queste le prime parole del neosindaco di Torino, Stefano Lo Russo, eletto alla guida del capoluogo piemontese dopo il ballottaggio di domenica e lunedì scorsi. Geologo, 45 anni, il primo cittadino torinese ha così voluto rivendicare e presentare ai cittadini la sua formazione salesiana, che ha avuto un ruolo determinante nella sua vita e nella sua carriera politica. Lo Russo, riferisce l’agenzia salesiana Ans, finora docente ordinario al Politecnico di Torino, e che siede in Consiglio Comunale dal 2006, “ha scalato il mondo accademico partendo dalle scuole tecniche. La sua famiglia aveva risorse modeste e scelse per lui quel percorso perché, se poi la scuola fosse costata troppo, il ragazzo avrebbe comunque potuto incominciare a lavorare. Fu proprio allora, quando il giovane Stefano stava per prendere il diploma da perito presso la scuola tecnica salesiana, che l’intervento del salesiano don Rabino gli fece conoscere il mondo del volontariato: lo coinvolse nell’Operazione Mato Grosso in America Latina”. Poco più tardi arrivò la proposta, sempre di don Rabino, di entrare in politica. Il legame con don Rabino scomparso nel 2015 e che Lo Russo ha definito sua guida spirituale, si è saldato anche grazie allo sport, essendo entrambi amanti del calcio; ed è andato anche al di là della ‘fede sportiva’: tanto è tifoso juventino il neosindaco, quanto era appassionato del Torino calcio il salesiano, che è stato per oltre quarant’anni cappellano del club granata.