Andare oltre i numeri per conoscere i volti e le storie di chi si è impegnato a rialzarsi per riprendere in mano la propria vita. La Fondazione solidarietà Caritas di Prato nei giorni scorsi ha presentato il bilancio sociale 2020 e lo ha fatto nel chiesino di Narnali, da poco restaurato e restituito alla comunità. Un luogo scelto per “la vicinanza alla Casa Jacques Fesch che accoglie i familiari in visita ai parenti detenuti alla Dogaia e permette di avere un alloggio a quei carcerati che, a fine pena o in permesso, hanno trovato un lavoro esterno”. “È una delle nostre opere segno con la quale cerchiamo di dare una risposta a una emergenza – spiega Idalia Venco, presidente della Fondazione Caritas –; il nostro obiettivo è quello di avere sempre un occhio attento ai nuovi bisogni del territorio e di intercettare le nuove povertà”.
Il periodo di riferimento del bilancio della Fondazione riguarda un anno estremamente difficile come il 2020, segnato dall’emergenza sanitaria causata dal Covid e dalle sue conseguenze. “La pandemia ha messo in luce problemi che già avevano profonde radici nella nostra società – afferma Venco – e in questo tempo la Fondazione è chiamata a essere pronta e vigile per restituire alle persone raggiunte dai nostri servizi la speranza in un futuro possibile, nonostante le difficoltà”. Tra i tanti numeri generati e gestiti dal mondo della Fondazione Caritas emerge quello dei centri d’ascolto – mai chiusi, nemmeno durante il lockdown – dove il totale delle famiglie che hanno chiesto aiuto è passato dalle 1094 del 2019 alle 1263 del 2020 con un incremento del 15,4% e con gli italiani in aumento rispetto agli stranieri. Proprio per rispondere a queste emergenze il vescovo Giovanni Nerbini ha dato vita al fondo del Buon samaritano che ha distribuito, in poco più di un anno, oltre 200mila euro a famiglie messe in crisi dalle conseguenze sociali del Covid.
“Il vostro impegno ha messo al centro la persona, un termine spesso dimenticato nella nostra realtà – ha detto mons. Nerbini –, ci sono quelli che riescono a farsi strada mentre coloro che non ce la fanno rimangono indietro e vengono messi da parte. Questo è inaccettabile, non possiamo tollerare che ci sia qualcuno che vive ai margini. Non ci dobbiamo rassegnare, ma impegnare a fare del bene condividendo le problematiche e le possibili soluzioni”. Istituita nel 2017 dall’allora vescovo Franco Agostinelli, la Fondazione nasce per essere lo strumento gestionale della Caritas diocesana, che invece è il braccio operativo e pastorale della diocesi nel sostegno alle persone che si trovano in povertà o difficoltà. Tra loro, oggi, è stata anche raccontata la storia di Manci Gezim.“In questa casa sono rinato, posso dirlo senza esagerare: sono rinato”, ha detto l’albanese di 33 anni che ha passato un terzo della sua vita in carcere e che oggi, grazie al sostegno della Fondazione, ha costruito una famiglia e un’impresa edile che conta nove dipendenti, di cui tre ex detenuto.