“I polacchi hanno svolto un ruolo fondamentale nel rendere integra la nostra Unione, consentendo alla loro patria di prosperare come parte vitale della nostra Unione. Polonia sei e sarai sempre nel cuore dell’Europa”. Con queste parole, e un riferimento al ruolo di Karol Wojtyła, Lech Wałęsa e Lech Kaczyński nella storia della Polonia e dell’Europa, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha concluso il suo intervento di fronte al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria. All’ordine del giorno la discussione su “crisi dello Stato di diritto in polonia e primato della giurisprudenza dell’Ue”. Era partita dal dicembre 1981 in Polonia, la presidente della Commissione europea, per dire come la recente sentenza della Corte costituzionale polacca “metta molto in discussione” il desiderio di democrazia che aveva in quegli anni il popolo polacco, ma anche “i fondamenti dell’Unione europea”. “È una sfida diretta all’unità dell’ordinamento giuridico europeo”, ha aggiunto von der Leyen, “è la prima volta in assoluto che un tribunale di uno Stato membro constata l’incompatibilità dei Trattati dell’Ue con la Costituzione nazionale”.
Ma la sentenza soprattutto lede i diritti dei cittadini. Dal momento che “è dovere della mia Commissione proteggere i diritti dei cittadini dell’Ue, ovunque vivano nella nostra Unione”, perciò “la Commissione agirà”. Da scegliere una delle tre vie possibili: impugnare legalmente la sentenza della Corte costituzionale polacca; applicare il meccanismo di condizionalità e altri strumenti finanziari; avviare la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato (che attraverso fasi successive può portare fino alla sospensione dei diritti di uno Stato). È una situazione che “dispiace profondamente” alla presidente, ma che “può e deve essere risolta”.