Economia sommersa e illegale: Istat, nel 2019 più rilevante la diminuzione per costruzioni e professionisti

Nel 2019 i settori dove è stato più alto il peso del sommerso economico sono stati gli altri servizi alle persone (35,5% del valore aggiunto totale), il commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (21,9%) e le costruzioni (20,6%). Negli altri servizi alle imprese (5,5%), nella produzione di beni d’investimento (3,4%) e nella Produzione di beni intermedi (1,6%) si osservano invece le incidenze minori. Lo comunica oggi l’Istat diffondendo i dati de “L’economia non osservata nei conti nazionali” per gli anni 2016-2019.
“Rispetto all’anno precedente, pur nel contesto di una riduzione generalizzata dell’incidenza del sommerso sulle attività produttive (-0,6 punti percentuali sul totale), il calo più marcato si riscontra per le Costruzioni (-2,0 punti percentuali) e per i Servizi professionali (-3,5 punti)”, spiega l’Istat.
Per quanto riguarda l’impiego di lavoro irregolare, l’incidenza è più rilevante nel terziario (16,1%), e raggiunge livelli particolarmente elevati nel comparto degli altri servizi alle persone (46,4%), dove si concentra la domanda di prestazione lavorative non regolari da parte delle famiglie. Molto significativa risulta la presenza di lavoratori irregolari in agricoltura (18,8%), nelle costruzioni (16,3%) e nel commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (15,3%).
Il valore aggiunto generato dall’impiego di lavoro irregolare ha una maggiore incidenza negli altri servizi alle persone (23,2% del valore aggiunto totale), dove è rilevante l’incidenza del lavoro domestico. “Il fenomeno – viene spiegato – risulta, invece, limitato nei tre comparti dell’industria in senso stretto (con un peso compreso tra l’1,0% e il 2,8%) e negli altri servizi alle imprese (1,7%). Nel settore primario il sommerso, generato solo dalla componente di lavoro irregolare, rappresenta il 17,3% del totale prodotto dal settore”.
Nel 2019, infine, le attività illegali considerate nel sistema dei conti nazionali hanno generato valore aggiunto per 19,4 miliardi di euro, pari all’1,2% del Pil. La stima include l’indotto, ossia il valore dei beni e servizi legali utilizzati nei processi produttivi illegali. Rispetto al 2018, si è registrato un incremento dello 0,9%, meno accentuato di quello dei due anni precedenti, quando l’economia illegale era aumentata rispettivamente dell’1,8 e del 4,5%. I consumi finali di beni e servizi illegali sono risultati pari a 22 miliardi di euro (corrispondenti al 2,0% del valore complessivo della spesa per consumi finali), in aumento di 0,4 miliardi rispetto al 2018 (1,8%).
Tra il 2016 e il 2019, le attività illegali hanno registrato un incremento complessivo di 1,3 miliardi per il valore aggiunto e di 1,8 miliardi per la spesa per consumi finali delle famiglie, con una crescita media annua, rispettivamente, del 2,4% e del 2,8%.

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