“Il nostro cammino sinodale sia, anzitutto, un ripartire dal basso, dai piccoli cambiamenti quotidiani, per svelare agli uomini e alle donne del nostro tempo un’unica profezia: solo nella misura in cui saremo capaci di far vivere il creato e il fratello, costruiremo comunità, fermando la barbarie di un mondo abbruttito e lacerato”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nell’omelia che ha pronunciato durante la celebrazione eucaristica con la quale si è dato inizio in diocesi al cammino sinodale.
“Mi sento di suggerire alla nostra Chiesa di lasciarsi guidare, in questo cammino, oltre che dalla Parola di Dio, dalla Laudato si’ e dalla Fratelli tutti di Papa Francesco”, l’indicazione dell’arcivescovo, perché “rappresentano veri e propri programmi di vita comunitaria, perché universalmente accettati anche dal mondo laico e dai non credenti”. “Ci possono aiutare ad uscire dalla trappola della competitività che genera ansia e frustrazione, per abbracciare la via cooperativa”, ha osservato mons. Tisi, secondo cui “serve però un’‘intelligenza affettiva’ che ci faccia percepire parte di una comunità di destino, nel rispetto di ciascuna individualità, abbandonando strutture gerarchiche e rigide”.
Nel commentare il brano evangelico in cui Gesù invita i discepoli ad essere “servi” degli altri, senza cercare i primi posti, l’arcivescovo ha evidenziato che “servire non è solo prestarsi a una pur generosa assistenza, ma è anzitutto lasciar correre in noi la vita di Dio”. “È uscire dalla solitudine – ha proseguito – adoperandosi con tutte le forze per permettere all’altro di starti di fronte come diverso da te. È pensare la vita come sinfonia di voci, evitando l’eco fastidiosa della propria voce”. “Chiediamo allo Spirito Santo, unico vero protagonista del cammino sinodale, di accompagnarne i primi delicati passi”, l’invocazione di mons. Tisi, il cui sogno è che “il nostro cammino sinodale” sia “un ‘cuore a cuore’ con Gesù e la sua Parola dove ritrovare speranza e voglia di vivere”.