“Con quanta pazienza il Signore si pone davanti alle fragilità di coloro che ha chiamato. Con quanta sapienza educa il suo popolo, perché la sua comunità sia sempre più bella, capace di annunciare il suo vangelo. È per questo che la Chiesa ha bisogno anche oggi di ripensare se stessa: non solo guardando a come porsi di fronte al mondo, ma anche per comprendere come viviamo le nostre relazioni”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nell’omelia della celebrazione eucaristica di inizio cammino sinodale, tenutasi nella cattedrale di San Lorenzo, a Perugia, ieri pomeriggio. Hanno concelebrato – informa la diocesi – il vescovo ausiliare, mons. Marco Salvi, l’arciprete della cattedrale, mons. Fausto Sciurpa, i vicari episcopali di zona e numerosi sacerdoti. La liturgia è stata animata dal coro diocesano giovanile “Voci di Giubilo” diretto da don Alessandro Scarda e al termine della celebrazione il cardinale ha acceso la “lampada sinodale”, simbolo della preghiera continua in tutta la comunità diocesana, posta sull’altare della cappella del Santissimo Sacramento dal diacono Claudio Faina, che il prossimo anno riceverà l’ordinazione sacerdotale. “Il Sinodo è davvero un’occasione per mettere in pratica quello che manca ancora all’attuazione del Concilio Vaticano II”, ha proseguito il cardinale: “Molti fedeli, lo sappiamo, attendono delle risposte, perché si trovino nuove strade di comunione, e si possano finalmente dismettere quelli che sono modelli pastorali ripetitivi che non portano più a nulla, come ha detto Papa Francesco domenica scorsa, 10 ottobre, nell’omelia in occasione dell’apertura del Sinodo nella Basilica di San Pietro”. “Questo Sinodo però è anche una sfida – ha detto il porporato –, alla quale siamo chiamati tutti a partecipare, e dalla quale non possiamo tirarci fuori. I rischi che il cammino sinodale si riduca a un ‘parlarsi addosso’, a un ‘evento di facciata’, o si riduca a ‘gruppi di studi fine a se stessi’, sono reali: lo stesso Papa Francesco – nell’omelia appena ricordata – ha messo in guardia tutti perché questo evento non si trasformi in ‘un convegno di studi o un congresso politico’, o ‘in un parlamento’. Si tratta di un’impresa che va oltre le nostre forze? Noi, che spesso siamo come i due discepoli del vangelo di oggi, che invece di avere lo sguardo e il cuore di Gesù, guardano al proprio piccolo orticello, riusciremo in questo compito? Vale la pena provarci, e soprattutto, occorre in primo luogo pregare. Pregare tutti, pregare con fede, pregare perché non si debba dire che abbiamo sprecato la nostra occasione, l’occasione di una vita!”.