“Sapete che cosa mi viene in mente adesso, insieme ai movimenti popolari, quando penso al Buon Samaritano? Sapete che cosa mi viene in mente? Le proteste per la morte di George Floyd”. Così Papa Francesco, in un lungo videomessaggio, questo pomeriggio, al IV Incontro mondiale dei movimenti popolari. “È chiaro che questo tipo di reazione contro l’ingiustizia sociale, razziale o maschilista può essere manipolata o strumentalizzata da macchinazioni politiche o cose del genere; ma l’essenziale – ha precisato il Pontefice – è che lì, in quella manifestazione contro quella morte, c’era il ‘samaritano collettivo’, che non era per niente scemo! Quel movimento non passò oltre, quando vide la ferita della dignità umana colpita da un simile abuso di potere. I movimenti popolari sono, oltreché poeti sociali, ‘samaritani collettivi'”.
Nel richiamare alcuni principi tradizionali della Dottrina sociale della Chiesa, come l’opzione preferenziale per i poveri, la destinazione universale dei beni, la solidarietà, la sussidiarietà, la partecipazione, il bene comune, il Papa ha osservato: “A volte mi sorprende che ogni volta che parlo di questi principi alcuni si meravigliano e allora il Papa viene catalogato con una serie di epiteti che si utilizzano per ridurre qualsiasi riflessione alla mera aggettivazione screditante. Non mi fa arrabbiare, mi rattrista. Fa parte della trama della post-verità che cerca di annullare qualsiasi ricerca umanistica alternativa alla globalizzazione capitalista; fa parte della cultura dello scarto e fa parte del paradigma tecnocratico”. “Mi rattrista – ha aggiunto – quando alcuni fratelli della Chiesa s’infastidiscono se ricordiamo questi orientamenti che appartengono a tutta la tradizione della Chiesa. Ma il Papa non può non ricordare questa dottrina anche se molto spesso dà fastidio alla gente, perché a essere in gioco non è il Papa ma il Vangelo”.