Nonostante la riapertura dei ponti internazionali Simón Bolívar y Francisco de Paula Santander, alla frontiera tra Colombia e Venezuela, precisamente tra Cúcuta (Norte de Santander) e Ureña e San Antonio (Táchira), sono ancora molti i problemi aperti al confine tra i due Paesi, di fronte all’incomunicabilità tra i due Governi, al mantenimento dei blocchi in altri passaggi frontalieri, alla lunga chiusura dei confini in tratti dove le persone, nei due Paesi, sono legate da vincoli familiari, lavorativi ed economici. Lo afferma un appello firmato da oltre cento tra esponenti della società civile, della politica, del mondo accademico, della Chiesa di entrambi i Paesi. Molti dei firmatari appartengono all’associazione “Puentes”, formata da docenti e accademici venezuelani e colombiani che tengono viva l’amicizia tra i due popoli.
“Venezuela e Colombia – si legge – non possono proseguire con l’attuale dinamica distruttiva”. In particolare, “invitiamo le istituzioni competenti di ogni Paese ad avviare immediatamente un dialogo, che cerchi di affrontare la crisi umanitaria, socioeconomico e della sicurezza, e generare la riattivazione dell’attività economica e commerciale tra i due Paesi”. Tra le proposte, “concordare e applicare un controllo congiunto sanitario e di bio-sicurezza, che permetta il ripristino del transito di persone”; “rafforzare il corridoio umanitario” per il passaggio di migranti e persone che tornano al loro Paese, oltre che di giovani studenti e altre popolazioni che hanno l’esigenza di passare dall’uno all’altro lato della frontiera; riattivare i servizi consolari e la presenza istituzionale necessaria per gestire i passi frontalieri; un maggiore coordinamento giuridico tra le autorità locali dei due Paesi.