“Un’opportunità per ribadire l’importanza del sistema sanitario pubblico nazionale, elemento imprescindibile per garantire il bene comune e la crescita sociale di un Paese. E tutto ciò nel contesto della pandemia, che ha cambiato e cambierà il modo di programmare, organizzare e gestire la sanità e la salute”. Così il Papa ha definito il Congresso promosso dalla Società Italiana di Farmaceutica Ospedaliera, i cui partecipanti sono stati ricevuti in udienza. Citando la figura dell’albergatore nella parabola del buon samaritano, Francesco ha citato “due aspetti significativi del lavoro del farmacista ospedaliero: la routine quotidiana e il servizio nascosto”: “Sono aspetti comuni a molti altri lavori, che richiedono pazienza, costanza e precisione, e che non hanno la gratificazione dell’apparire, hanno poca visibilità”, ha spiegato il Papa, secondo il quale “proprio per questo, se sono accompagnati dalla preghiera e dall’amore, essi generano la santità del quotidiano. Perché senza preghiera e senza amore – voi lo sapete bene – questa routine diventa arida”. Quanto alla dimensione specifica del farmacista ospedaliero, e alla sua professionalità, Francesco ha fatto notare che “insieme con il clinico, è il farmacista ospedaliero che ricerca, sperimenta, propone percorsi nuovi; sempre nel contatto immediato con il paziente”. Di qui l’importanza della “capacità di comprendere la malattia e il malato, di personalizzare le medicine e i dosaggi, confrontandosi talvolta con le situazioni cliniche più complesse”: “Talvolta – a seconda delle strutture – si dà l’incontro con la persona malata, altre volte la farmacia ospedaliera è uno dei reparti invisibili che fa funzionare il tutto, ma la persona è sempre la destinataria delle vostre cure”.