Sono stati liberati i tre seminaristi rapiti lunedì scorso, tutti studenti di teologia del quarto anno del Seminario Maggiore Cristo Re, della diocesi di Kafanchan (Nigeria). In un messaggio inviato ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), nella tarda serata di ieri, padre Emmanuel Uchechukwu Okolo, cancelliere della diocesi di Kafanchan, ha comunicato la notizia: “Annunciamo il ritorno dei nostri tre seminaristi, liberati appena 48 ore dopo il loro rapimento. Oggi, giovedì 14 ottobre, tutti i sacerdoti celebreranno messe di ringraziamento”. In un ulteriore messaggio inviato ad Aiuto alla Chiesa che soffre, padre Emmanuel Faweh Kazah, direttore dell’Albertine’s Institute e insegnante del seminario dal quale i giovani sono stati rapiti, scrive: “Siamo stati battuti ma non resteremo a terra. Non ci lasceremo intimidire dalle minacce provenienti da uomini e donne della malavita. Porteremo coraggiosamente la fiamma del Vangelo fino ai confini della terra, nonostante la raffica di attacchi alla fede cristiana!”. I cristiani, ribadiscono da Acs, sono sotto forte pressione in Nigeria, non solo a causa del terrore di Boko Haram nel nord. Da un lato, c’è l’acuirsi della violenza da parte della maggioranza musulmana di etnia fulana che, apparentemente legata a conflitti tra pastori e contadini per la terra, si è trasformata in una vera e propria persecuzione, secondo le autorità della Chiesa che parlano addirittura di un “lento genocidio”. Dall’altro lato, la profonda crisi finanziaria del Paese ha spinto molte persone alla criminalità e ad utilizzare i rapimenti a scopo di riscatto, trasformando la Chiesa in un bersaglio particolare. Nonostante la Conferenza episcopale abbia detto molto chiaramente che la Chiesa non accetterà la logica dei riscatti, i banditi tuttavia presumono che l’istituzione troverà i mezzi per pagare la liberazione dei suoi fedeli.