“Nella chiamata alla libertà scopriamo il vero senso dell’inculturazione del Vangelo: essere capaci di annunciare la Buona Notizia di Cristo Salvatore rispettando ciò che di buono e di vero esiste nelle culture”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata ancora una volta al tema della libertà cristiana. “Non è una cosa facile!”, ha ammesso Francesco: “Sono tante le tentazioni di voler imporre il proprio modello di vita come se fosse il più evoluto e il più appetibile”. “Quanti errori sono stati compiuti nella storia dell’evangelizzazione volendo imporre un solo modello culturale!”, ha esclamato il Papa, che poi ha aggiunto a braccio: “L’uniformità come regola di vita non è cristiana: l’unità sì, l’uniformità no”. “A volte, non si è rinunciato neppure alla violenza pur di far prevalere il proprio punto di vista: pensiamo alle guerre”, la denuncia di Francesco: “In questo modo, si è privata la Chiesa della ricchezza di tante espressioni locali che portano con sé la tradizione culturale di intere popolazioni”. “Ma questo è l’esatto contrario della libertà cristiana!”, il monito di Francesco, che come esempio positivo ha citato l’apostolato di padre Matteo Ricci in Cina. “La visione della libertà propria di Paolo è tutta illuminata e fecondata dal mistero di Cristo, che nella sua incarnazione – ricorda il Concilio Vaticano II – si è unito in certo modo ad ogni uomo”, ha proseguito il Papa: “questo vuol dire che non è uniforme, c’è la varietà, ma la varietà unita”, il commento a braccio. “Da qui deriva il dovere di rispettare la provenienza culturale di ogni persona, inserendola in uno spazio di libertà che non sia ristretto da alcuna imposizione dettata da una sola cultura predominante”, l’indicazione di rotta.