Garantire il rispetto per i santuari religiosi, i monumenti storici e i cimiteri; facilitare il processo di rilascio dei prigionieri di guerra e prevenire l’uso non autorizzato di armi; sforzarsi con tutti i mezzi per evitare il linguaggio dell’odio e contribuire alla riconciliazione dei popoli dell’Azerbaigian e dell’Armenia per il bene e la prosperità delle generazioni presenti e future. Sono i “punti chiave” della Dichiarazione che oggi il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia ha letto al termine dell’incontro trilaterale dei leader spirituali di Azerbaigian, Armenia e Russia. L’incontro si è svolto presso il monastero Danilov di Mosca ed erano presenti il patriarca Kirill, il presidente del Consiglio dei musulmani caucasici, Sheikh-ul-Islam Allahshukur Pashazade, e il patriarca supremo e catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II. I leader religiosi dell’Armenia e dell’Azerbaigian sono giunti nella capitale russa su invito del primate della Chiesa ortodossa russa per discutere le modalità per risolvere il conflitto causato dal problema del Nagorno-Karabakh. Dopo l’incontro, Kirill ha affermato: “Siamo convinti che le nostre religioni abbiano un potenziale unico di pacificazione”. “Non importa quanto siano difficili le relazioni armeno-azerbaigiano in questa fase, crediamo che la fede in Dio e l’amore possono aiutare a guarire le ferite inflitte da molti anni di tragico confronto. È un percorso molto difficile, richiede saggezza spirituale e lungimiranza. Il Caucaso è sempre stato famoso per la sua enorme diversità di popoli, lingue e culture. Per i popoli azero e armeno non c’è altro futuro che vivere insieme. Oggi è particolarmente importante ripristinare la fiducia reciproca delle persone, imparare di nuovo a percepire il prossimo con rispetto e disponibilità all’assistenza reciproca”. La Dichiarazione si fa a questo punto appello. I leader chiedono il rispetto dei luoghi di culto, dei “sentimenti religiosi delle persone di una fede diversa” e la “attenta conservazione della memoria dei morti”. Si chiede poi di avviare al più presto il processo per la liberazione dei prigionieri di guerra. “In futuro – si legge nella Dichiarazione – è necessario sforzarsi con tutti i mezzi di evitare il linguaggio dell’odio, astenersi dagli appelli all’azione militare nella zona del conflitto. Invitiamo i giovani a non soccombere allo spirito di aggressione e radicalismo, a cercare prima di tutto la pace. I leader religiosi sono pronti a contribuire alla riconciliazione dei popoli dell’Azerbaigian e dell’Armenia per il bene e la prosperità delle generazioni presenti e future”. Il patriarcato di Mosca ricorda che sono più di 30 anni che la Chiesa ortodossa russa è impegnata a favorire il mantenimento della pace nella Regione del Nagorno-Karabakh. Il primo incontro trilaterale dei capi delle tre comunità religiose ebbe luogo nel maggio 1993 sempre presso il monastero Danilov di Mosca. Altri incontri simili si sono svolti nell’ambito dei forum interreligiosi nel 2010 a Baku e nel 2011 a Yerevan, nonché nel 2017 presso il monastero Danilov di Mosca.