Sollecitare il neonato governo libanese affinché agisca nel rispetto del principio di non-refoulement (non-respingimento); fare pressione sul Libano per l’immediato rilascio dei prigionieri politici siriani e per la fine degli arresti arbitrari; concretizzare a livello europeo ed internazionale un reale sforzo per la soluzione politica della questione siriana; implementare e rafforzare i corridoi umanitari e condannare la normalizzazione delle relazioni internazionali con il governo siriano: sono queste le richieste avanzate al Governo italiano, all’Europarlamento, all’Onu e alle organizzazioni internazionali attualmente impegnate in Libano, da Operazione Colomba e contenute nel quinto Report sulla violazione dei diritti umani dei profughi siriani in Libano, dal titolo “Profughi siriani in Libano, un assedio che si fa sempre più stretto”, diffuso oggi. Nell’appello finale, il corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, che dal 2014 vive assieme ai profughi siriani nei campi del nord del Libano, invita a riconoscere “i meriti della società civile libanese nel garantire strutture di supporto alla popolazione libanese, palestinese e siriana” e, al tempo stesso, esorta a “sollecitare il neonato governo libanese affinché agisca nel rispetto delle norme internazionali e nel rispetto del principio di non-refoulement, come stabilito dall’articolo 3 della Convenzione contro la tortura di cui il Libano è firmatario. Intendiamo per refoulement anche le pressioni indirette che continuano a spingere i profughi a rientrare, pur mancando le condizioni minime di sicurezza in Siria”. Per Operazione Colomba è necessario che la comunità internazionale faccia pressione sul Libano “per l’immediato rilascio dei prigionieri politici siriani e per la fine degli arresti arbitrari, estendendo questa richiesta a tutti i prigionieri politici ancora rinchiusi nelle carceri siriane”. Sempre da parte della comunità internazionale è necessario “concretizzare un reale sforzo per la soluzione politica della questione siriana, data la poca incisività dell’azione umanitaria che è comunque totalmente insufficiente a soddisfare i bisogni dei siriani in Libano, specialmente con la crisi in corso. La mancanza di azioni concrete – sottolinea Operazione Colomba – è un fallimento le cui conseguenze sono pagate sicuramente dai siriani, ma anche dai paesi europei, sia in termine di società civili sia in termini di politiche interne, influenzati dalle conseguenze della crisi siriana”. In campo umanitario il corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII chiede di “implementare e rafforzare i corridoi umanitari, unica alternativa nel breve termine alla disperazione di più di un milione di persone e di condannare la normalizzazione delle relazioni internazionali con il governo siriano, finché non sarà trovata una reale soluzione politica che garantirà una reale sicurezza per il ritorno in Siria, al momento ancora inesistente”.
Il quinto Report sulla violazione dei diritti umani dei profughi siriani in Libano sarà presentato nel corso di una conferenza online lunedì 18 ottobre, alle ore 16.30, ospitata dal Centro Diritti umani dell’Università degli studi di Padova.