“Oggi è un’altra giornata di lutto per il mondo del lavoro e non soltanto per i due operai degli incidenti odierni, ma anche per la magazziniera schiacciata da un bancale lo scorso 2 settembre e morta questa mattina, le ennesime morti che si aggiungono alla lista dolorosa stilata mensilmente dall’Inail, che colpisce il cuore dell’economia italiana ed è una pagina nera per la storia della nostra Associazione, che piange ed è vicina alla famiglia del lavoratore di Caerano San Marco (Treviso) di 45 anni che muore riportando un trauma cranico letale a seguito di una caduta all’indietro in un cantiere e a quella del 54enne di Coniolo Monferrato (Alessandria) caduto da tre metri di altezza durante la pulitura di una canalina in un’azienda che produce compensati e pannelli in legno”: lo dichiara il presidente nazionale dell’Anmil, Zoello Forni.
“Stiamo assistendo a una strage quotidiana indegna di un Paese civile e quello che ci indigna ancor di più è che oggi si muore con le stesse modalità di cinquant’anni fa come dimostrano le dinamiche degli incidenti: cadute dall’alto, schiacciamento da materiali, a seguito di folgorazioni, per esalazioni venefiche o per il ribaltamento di trattori – sottolinea il presidente dell’Anmil – e la causa è sempre legata alla mancata osservanza delle norme sulla prevenzione, per la rimozione di dispositivi di sicurezza o per il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale”.
“E così anche il numero degli infortuni mortali è uguale a quello di 10 anni fa – aggiunge Forni – come se né il progresso tecnologico né le leggi più stringenti possono fare qualcosa. La verità è che non c’è una vera consapevolezza dei rischi che si corrono sul lavoro o non si prevede la formazione adeguata, poiché nessuno deliberatamente sceglierebbe di ritrovarsi senza un braccio o una gamba o addirittura di morire a causa del lavoro”.
Il presidente dell’Anmil sottolinea: “Sappiamo tutti che una legge senza pene adeguate e che vengano applicate, unitamente alla mancanza di controlli, porta le aziende gestite da imprenditori senza scrupoli a scegliere di affidarsi alla sorte, correndo il rischio di pagare multe irrisorie o, eventualmente, dichiarare fallimento per poi riaprire sotto altro nome o, ancora, affrontare cause che spesso finiscono in prescrizione”.
Di qui l’appello: “In vista del nuovo decreto che sta per essere varato in materia di sicurezza chiediamo che la nostra Associazione possa essere parte attiva di una prevenzione più efficace e che le testimonianze delle vittime del lavoro, i testimonial/formatori della sicurezza, divengano figure con un ruolo riconosciuto e istituzionalizzato all’interno delle scuole e delle aziende”. Forni conclude: “Abbiamo bisogno che la sicurezza non resti solo un valore astratto, ma un principio di vita per tutti i lavoratori e come Associazione di vittime del lavoro vogliamo mettere le nostre esperienze a supporto di studenti e lavoratori per una sensibilizzazione più concreta e d’impatto”.