“Sul modello della Electoral Commission inglese, nel cui sito web è possibile trovare un database costantemente aggiornato che riguarda candidati, titolari di cariche elettive, forze politiche, proponiamo di creare una piattaforma digitale unica, in formato aperto e riutilizzabile, su cui confluiscano tutti i dati che oggi sono disponibili sul sito del Parlamento in maniera non pienamente accessibile e sui siti dei partiti, confusamente divisi tra pagine nazionali, siti locali, resi online con formati per lo più inutilizzabili. Un unico sito web ‘istituzionale’ consentirebbe un monitoraggio costante ed efficace delle entrate e delle uscite della politica nel suo complesso”. La proposta viene da “The Good Lobby” e Transparency International Italia, organizzazioni da tempo impegnate a monitorare il finanziamento della politica e l’impiego di tali fondi da parte dei partiti politici, dopo l’ennesimo scandalo legato al finanziamento alla politica, per migliorare trasparenza e senso di responsabilità.
“I dati ad oggi pubblicati sui contributi ricevuti dalla politica, in assenza di chiare indicazioni da parte del legislatore, non sono uniformi tra loro – denunciano le due organizzazioni -. Abbiamo esempi di partiti che pubblicano informazioni di dettaglio dei loro finanziatori e altri che pubblicano invece solo nome e cognome, impedendo di fatto un reale controllo dell’identità del soggetto erogante. Crediamo che l’equilibrio tra la privacy delle persone e il diritto alla conoscenza debba essere risolto una volta per tutte e che siano date regole chiare per la pubblicazione di informazioni omogenee sui finanziatori che ne permettano una reale identificazione”.
La “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei partiti”, a cui spetta il compito di verificare la consistenza dei dati sui fondi ricevuti dai partiti politici, ricordano le due organizzazioni, “non ha risorse sufficienti né personale per poter svolgere il proprio ruolo. Spesso non ha neppure i dati disponibili e le informazioni necessarie (ad esempio per quanto riguarda fondazioni e soggetti terzi rispetto ai partiti) per poter assolvere il proprio ruolo. Occorre rafforzarne la dotazione affinché possa compiere la sua preziosa azione di controllo”.
La politica ha dei costi consistenti, che dovrebbero coprire il personale, le sezioni territoriali, gli esperti per l’elaborazione di proposte politiche. Di qui la proposta dell’”avvio di un dialogo con gli attori in campo per giungere a soluzioni ‘legali’ che garantiscano un bilanciamento tra la sopravvivenza dei partiti e l’emergente bisogno di trasparenza e integrità: si potrebbe partire da un tavolo permanente di lavoro con esperti, società civile e forze politiche”.