“In questo anno che ci separa dalla sua beatificazione è certamente aumentato, per così dire, il ‘lavoro’ di Carlo, e se ne vedono i frutti! Ormai sono tanti, in ogni parte del mondo, che si affidano a lui. Lo chiamano in soccorso, come un intercessore generoso. E sperimentano che non è invano. Spesso arrivano delle risposte che toccano il cuore e talvolta fanno provare la sensazione di una grazia ottenuta, che fa immaginare non lontano il miracolo che servirà per la sua iscrizione nell’albo dei santi”. Lo ha affermato, stasera, mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, nell’omelia della messa per la memoria liturgica del beato Carlo Acutis, nella chiesa di Santa Maria Maggiore-santuario della Spogliazione.
“Carlo – ha aggiunto – lavora dall’alto al progetto di un mondo più felice. Si dedica a formare una generazione di giovani che siano come lui, che non brucino nel nulla la loro libertà. La sua ricetta è tutt’altro che banale: egli sapeva bene che le cose più belle sono anche le più sofferte e combattute. Egli sa e dice, con la sua vita, che la gioia del Vangelo nasce dalla croce. Non fu croce per lui la malattia che lo stroncò in due settimane? Egli la accettò, offrendo il suo sacrificio per la Chiesa. Sapeva che la croce accolta con Cristo è sorgente di vita”.
Questo programma “si incardinò tutto sull’Eucaristia. L’ostia santa, il pane con cui Gesù in ogni santa messa si ripresenta col suo sacrificio per farsi alimento della nostra vita, letteralmente rapì il cuore di Carlo. Il suo amore per l’Eucaristia aveva l’ardore di quello di Francesco. La sua frequenza quotidiana della messa e il suo apostolato con la mostra dei miracoli eucaristici sono l’espressione di un trasporto che rendeva eucaristica l’intera sua esistenza. La sua definizione dell’Eucaristia come autostrada per il cielo – immagine da ragazzo, si direbbe, magari linguaggio troppo quotidiano per un grande mistero – in realtà nasconde una densità teologica. Esprime la direzione di marcia e la velocità che la vita cristiana assume quando si incardina sull’Eucaristia. Essa è il paradiso sulla terra. Che cosa è infatti il paradiso, se non vivere con Gesù nella gioia della Trinità e in compagnia di Maria, degli Angeli e dei Santi?”. “Fare di Gesù il nostro Tutto: ecco l’ideale della vita cristiana – ha sottolineato mons. Sorrentino -. L’Eucaristia ben celebrata e adorata ci permette di vivere di Gesù. È all’Eucaristia, non a se stesso, che Carlo ci chiama. Per questo all’ingresso del nostro santuario abbiamo posto l’immagine che lo ritrae insieme con Francesco ed entrambi additano Gesù. Chi viene al santuario della Spogliazione, per onorare insieme Francesco e Carlo, dovrà ricordarsene. Si va prima e innanzitutto da Gesù. È Lui il nostro amore, Francesco e Carlo sono i nostri educatori e accompagnatori”.