“Ognuno, secondo il carisma ricevuto e il ministero che è stato chiamato ad esercitare, è responsabile con tutti gli altri della vita e della missione della Chiesa, in una coralità che si esprime nella reciproca accoglienza e nel reciproco ascolto, valorizza e rispetta la diversità dei carismi e dei ministeri e si fonda sull’analogia fra la comunione trinitaria e quella ecclesiale”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, presentando la sua riflessione teologico-pastorale su “Il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”.
Dopo aver approfondito “Il rinnovamento ecclesiologico cattolico e la sinodalità”, l’arcivescovo si è soffermato sull’importanza dell’“esercizio della sinodalità sia da parte di chi esercita il ministero ordinato al servizio della comunione, sia da parte di chi partecipa di questa comunione in forza del battesimo”. “L’altro nome che si potrebbe dare a questo stile di sinodalità – ha osservato – è quello di un’alleanza di corresponsabilità e di servizio tra tutti i membri del popolo di Dio”. Per mons. Forte, “si tratta di far crescere una Chiesa di cristiani adulti e corresponsabili, in cui ciascuno viva in comunione con gli altri, mettendo i doni ricevuti al servizio dell’utilità comune e lasciandosi arricchire dai doni che lo Spirito effonde negli altri. Ciò potrà avvenire se ci sarà un costante esercizio di accoglienza e accompagnamento, di discernimento e d’integrazione: sono queste le parole chiave di un’azione pastorale ispirata ad una matura sinodalità”. “L’idea della Chiesa come comunione sinodale ci stimola così a riscoprire la più profonda identità ecclesiale di ogni battezzato” ha proseguito, evidenziando come “questa riscoperta si traduce in domande che ognuno di noi può rivolgere a sé stesso: come vivo l’impegno a cui sono stato chiamato dal Signore nella Chiesa e per la Chiesa che amo? Come mi faccio carico della sollecitudine per la Chiesa intera, nella comunione con i carismi e i ministeri altrui? Come mi rapporto al ministero di unità cui sono chiamato a collaborare? Mi apro alla novità dello Spirito, impegnandomi nel discernimento di ciò che egli dice al suo popolo, in ascolto responsabile e attento della Parola di Dio trasmessa nella Chiesa? Nutro fedelmente la vita secondo lo Spirito, partecipatami dalla Parola di Dio e dai Sacramenti? Riconosco con gli occhi della fede la Chiesa come icona della Trinità, nel cui seno sono stato generato per celebrare in tutto la gloria della Trinità divina?”. “Vivere questa comunione attiva e dinamica significa per ogni battezzato far esperienza della sinodalità”, ha sottolineato l’arcivescovo.