“Questa mappatura ha raccolto per la prima volta le diverse tipologie di approccio all’attuazione dell’articolo 10.3 della direttiva 2014/42/Ue, approfondendo il quadro giuridico scelto dagli Stati membri per includere il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati nella loro legislazione”. È il commento di Libera, in occasione della presentazione oggi a Bruxelles della ricerca con la prima mappatura delle buone pratiche di riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati a livello europeo. La ricerca di Libera è stata presentata in occasione dell’evento finale del Progetto “Good(s) Monitoring, Europe!”, cofinanziato dalla Commissione europea. “Le buone prassi dimostrano che la strada è quella giusta ma ancora c’è da fare”, evidenzia l’associazione. Per questo, Libera insieme alla rete “Chance – Civil Hub Against orgaNised crime in Europe” chiede alle Istituzioni europee “di incrementare la piattaforma Amo (Asset Management Offices), come strumento fondamentale per promuovere lo scambio di conoscenze e buone pratiche sulla gestione dei beni sequestrati/confiscati; prevedere e ricorrere maggiormente a misure di confisca non basate sulla condanna, comprese quelle di prevenzione patrimoniale, attraverso una direttiva specifica che includa la garanzia di un giusto processo; creare un fondo dedicato al riutilizzo dei beni confiscati attraverso le politiche di coesione nel periodo di programmazione 2021-2027, favorendo la creazione di una strategia europea per la destinazione pubblica e sociale dei beni criminali”.