“L’uomo ha una sincera sete di infinito, e attraverso l’arte riesce a condividerla”. Lo ha detto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, intervenendo, a Roma, alla presentazione della mostra “La forma dell’infinito”, in programma ad Udine (Casa Cavazzini) dal 16 ottobre al 27 marzo 2022. “L’arte risveglia in noi il senso dell’oltre, che senza la fede ci lascia inquieti”, ha proseguito il prefetto: “Ci rivela la nostra incompiutezza, alla quale l’arte cerca di dare forma compiuta”. Per Ruffini, “gli artisti vedono più lontano e fanno vedere le cose oltre l’apparenza”: in questa prospettiva, l’arte consente di “dare un senso al finito, trasfigurandolo e strappandoci dalla noia”. “È una bellezza che fa bene alla vita, perché unisce l’uomo e il creato in una unica sinfonia”, ha detto il relatore citando Papa Francesco: “Attraverso l’arte, possiamo interrogarci sulla forma dell’infinito e scoprire la ricchezza dello stupore, che come dice il Papa è una virtù umana che al mercato non si trova più”. Un compito, quello della trasfigurazione del finito resa possibile dall’arte, “così importante e così raro, in un mondo in cui siamo così attratti dal racconto del brutto e così distratti dal racconto del bello”. La mostra di Udine vede la collaborazione, fra gli altri, del Belvedere di Vienna, della collezione Peggy Guggenheim di Venezia e della Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, del Musée d’Orsay di Parigi, ma anche della Galleria nazionale di arte moderna di Roma o del Mart di Rovereto, della Galleria Tretyakov di Mosca e del Museu Picasso di Barcellona, oltre alla presenza di opere provenienti da collezioni private mai accessibili al pubblico.