San Giovanni XXIII è stato il Papa che “ha fatto dell’unità e della pace la sua missione e con il suo appello coerente e continuo a ‘cercare ciò che unisce’ ha anticipato per certi versi la sinodalità”. Così l’ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, ha ricordato il Pontefice patrono dell’Esercito Italiano, nel giorno della sua memoria liturgica. Celebrando oggi la messa nella basilica S. Maria in Ara Coeli, a Roma, l’arcivescovo castrense ha richiamato il Sinodo aperto ieri da Papa Francesco riprendendo tre parole con le quali il Pontefice ha riassunto il significato del Sinodo stesso: “Comunione, partecipazione, missione”. “La partecipazione di tutti, nella Chiesa, non è questione opzionale – ha spiegato mons. Marcianò – ma un impegno ecclesiale irrinunciabile. È il battesimo a conferire l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi. Ed è proprio la differenza che ci rende indispensabili nella nostra irripetibile unicità. Passare in rassegna non significa solo contare, calcolare i presenti e gli assenti. Significa guardare negli occhi, verificare la condizione delle persone, cogliere i loro doni specifici come pure i disagi e le sofferenze. Chiunque avvicinasse Papa Giovanni faceva l’esperienza di sentirsi conosciuto, guardato negli occhi, scrutato nel cuore. Questa esperienza dovrebbe fare chi ci incontra: sentirsi passato in rassegna non per ‘essere contato’ come numero, ma perché ‘conta’ qualcosa, ‘conta’ tanto. Su tale pietra miliare si può riscoprire il senso di partecipazione, necessario non solo alla Chiesa ma alla comunità civile”. Per essere “sinodale”, la partecipazione si caratterizza come “comunione, ovvero, ricorda il Papa, ‘intima unione della famiglia umana con Dio’. Si parla di umanità unita come ‘famiglia’”. Di qui la pace come “il vincolo attraverso cui conservare l’unità”. Un vincolo, ha sottolineato mons. Marcianò, che interpella i militari dell’Esercito Italiano: “Come tutte le Forze Armate, voi sperimentate un forte spirito di ‘corpo’ e lo testimoniate anche nel servizio”. Un servizio, come quello durante la pandemia “che si è svolto, e continua a svolgersi, con spirito di corpo e consapevoli di servire un unico corpo, un’umanità che ci pone nella stessa barca. Siamo un solo corpo! Senza tale consapevolezza si perde il senso di appartenenza a una comunità, a una realtà sociale o politica. Si tratta di un gravissimo male del nostro tempo, causa di individualismo e dell’isolamento che smarrisce e intristisce molti cuori. Il segreto della pace è la comunione, l’unione spirituale”, come Papa Giovanni XXIII scrive nell’enciclica Pacem in Terris.