“Nell’esperienza dell’essere, del vivere e del servire la Chiesa, abbiamo bisogno di recuperare ogni giorno, anzitutto nella nostra preghiera personale, la consapevolezza descritta da san Paolo, quella della chiamata per grazia, del ministero affidatoci che ha come condizione l’annuncio del Vangelo e come fine il Regno che viene in mezzo a noi”. In queste parole sta tutta la grandezza di Papa Giovanni XXIII, secondo il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, che ieri, presso l’altare dove sono custodite le reliquie di san Giovanni XXIII nella Basilica Vaticana, ha presieduto una messa nella memoria liturgica del Santo Pontefice. “Papa Giovanni, che ha dovuto affrontare diverse sfide e incomprensioni anche del suo vivere ecclesiale, non si è mai scoraggiato, andando anzi sempre in più in profondità nella sua relazione con il Signore – ha ricordato il prefetto –. Ne sono segno i suoi scritti, come il Giornale dell’Anima, che testimoniano un dialogo incessante iniziato dalla giovinezza e giunto fino alle soglie della casa del Padre: anche le indicazioni più concrete, i propositi e la regola di vita sempre aggiornata, sono ben lungi da un formalismo religioso, ma come dei paletti perché lo scorrere dei giorni non perda l’incontro con il Signore”. L’eredità e il programma di vita del Santo Pontefice, ha concluso il card. Sandri, sono le parole “Oboedientia et Pax. L’obbedienza di chi resta in ascolto della voce di Dio, e trasmette agli altri quella pace del cuore che il Signore elargisce a chi vive così”. Dal prefetto è giunta anche una preghiera per chiedere l’intercessione di san Giovanni XXIII su Papa Francesco, sul cammino sinodale che ieri si è inaugurato, sul Libano e la vicina Siria, dove il cardinale si recherà a fine mese. Hanno concelebrato con il prefetto i vescovi procuratori delle Chiese patriarcali di Antiochia dei Maroniti, mons. Rafic Warcha, e di Antiochia dei Siri, Flaviano Rami Al Kabalan, padre Giuseppe Maggioni, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici internazionali, insieme a diversi officiali della Segreteria di Stato e altri sacerdoti maroniti.