“Questa è una terra dove le tensioni si possono scatenare improvvisamente, come un temporale estivo o come un terremoto. In questa terra e in questa città i singoli gesti e le singole parole hanno un peso e una risonanza tale per cui è davvero richiesto che la carità e la prudenza sappiano impregnare ogni azione e ogni discorso. È questo dono di sapienza, di carità e prudenza che invochiamo per lei, nel suo servizio diplomatico in questa Terra, nei Paesi che rientrano nel Suo mandato”. Lo ha detto padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, accogliendo ieri a Gerusalemme, il nuovo nunzio apostolico, mons. Adolfo Tito Yllana, al suo ingresso alla basilica del Santo Sepolcro. “Ci auguriamo – è stato l’auspicio del custode – che in questa Terra Santa, anche grazie ai suoi sforzi ed al suo impegno, cresca sempre più questo tipo di diplomazia, ispirata alla sapienza biblica e cristiana e a quelle indicazioni che Papa Francesco ci ha offerto nell’enciclica ‘Fratelli tutti’, orientando tutto l’agire sociale, economico, politico e religioso all’incontro e al dialogo tra le persone, tra le istituzioni, tra i popoli e le nazioni, tra i credenti e i responsabili delle diverse religioni; perché si possa crescere nel rispetto reciproco, nel rispetto della verità e della memoria, della giustizia e dell’equità, aperti alla misericordia e alla riconciliazione, nella ricerca di vie percorribili per addivenire ad accordi che aiutino a vivere insieme nella fraternità. Ci auguriamo che lì dove oggi ancora prevale la divisione possa domani regnare la condivisione”. Il custode ha parlato di “una diplomazia che sappia ispirarsi proprio al mistero contenuto in questa basilica, che è anzitutto il mistero del Calvario, di una diplomazia che sappia ispirarsi anche al mistero della tomba vuota, che è il cuore di questa basilica. È la fede nel Signore risorto a risvegliare in noi anche la capacità di sostenere percorsi di fiducia, di amore e di speranza”. “Le virtù teologali – ha concluso – sono un sostegno straordinario per chi voglia portare avanti un’azione diplomatica fondata non sulla deterrenza della forza ma sulla forza della fiducia, dell’amore e della speranza”.