Tra i 67 siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, secondo la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), è stata indicata anche l’area di “Vicaretto” tra i Comuni di Petralia Sottana e Castellana Sicula. “La notizia della possibilità che il nostro territorio possa ospitare un deposito di rifiuti radioattivi ci ha colti di sorpresa e ci ha chiamati a prendere una posizione netta di rifiuto”, afferma il vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante, che precisa: “Non un rifiuto aprioristico ma legato alla consapevolezza del forte rapporto che ci lega al nostro territorio, un’area già duramente provata da una emigrazione giovanile di massa, depauperata dal punto di vista sociale ed economico, votata oggi alla sostenibilità ambientale e alla salvaguardia della biodiversità”. La zona individuata, seppur caratterizzata da una bassa idoneità allo scopo (classe C), ricorda il presule, “si trova alle porte del Parco delle Madonie, un territorio ricco di biodiversità: circa 2.600 specie vegetali presenti, oltre la metà delle specie vegetali siciliane, di cui alcune rarissime ed esclusive”. Di qui l’invito a “tenere alta l’attenzione”.
È vero, ammette il vescovo, “la costruzione di un deposito e di un centro ricerca avrebbe effetti anche dal punto di vista economico”, ma “sono ben altri, a nostro avviso, gli interventi e gli investimenti di cui si sente il bisogno per far fronte ai problemi che ogni giorno si trovano a vivere i centri delle nostre aree interne: viabilità, sostenibilità, sanità, desertificazione delle campagne, mancanza delle condizioni essenziali che offrano ai nostri giovani la possibilità di investire il proprio futuro nella loro Terra senza essere costretti ad emigrare”. Infatti, “natura, cultura e innovazione tecnologica oggi possono costituire il vero volano di crescita per i nostri territori”.
Mons. Marciante esorta a “riscoprire il rapporto di reciprocità tra noi e il nostro territorio, tra l’uomo e la natura. La scelta di impiantare la struttura alle porte dell’area protetta del Parco delle Madonie è in contraddizione con l’obiettivo stesso che 30 anni fa portò alla costituzione dell’ente regionale. Siamo tutti chiamati a custodire la ricchezza naturale del nostro territorio”.
“Risvegliati dal torpore, dalla ‘abitudine’ alla bellezza che ci circonda, nella fase di consultazione pubblica e di dialogo con i territori che il ministro all’Ambiente assicura sarà ampia e improntata sulla trasparenza, sforziamoci di raccontare – l’appello del vescovo – il nostro territorio, le sue risorse paesaggistiche, la ricchezza culturale dei nostri centri, non restiamo immobili, chiediamo di essere ascoltati e di essere protagonisti di scelte fondamentali per il nostro presente e per il futuro”.