“Continuare a lottare, a sperare nonostante tutto e a ricercare, con l’intelligenza che Dio ci ha dato, altri rimedi, altre cure, altre pratiche di prevenzione e di protezione dei più deboli”. È l’invito rivolto da mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, a tutto il mondo sanitario, compreso il volontariato e l’assistenza religiosa. Nella messa celebrata ieri per tutte le vittime del Coronavirus, l’arcivescovo ha esordito: “Vogliamo ricordare tutti e vogliamo celebrare una liturgia di memoria e di raccomandazione al Signore della vita e della risurrezione, soprattutto perché almeno una parte di loro non ha potuto ricevere né i sacramenti, né un accompagnamento personale da parte dei loro cari nell’ultima ora, né si è potuto decidere il modo del funerale, come avviene nei tempi normali. Per molti è stata una tristezza che si è aggiunta al dolore della perdita e della morte”. “Chi più è nella sofferenza, più è amato dal Signore”, ha assicurato mons. Ghizzoni, ricordando che “la cura verso il malato, il carcerato, lo straniero, verso i poveri di ogni tipo sarà il metro su cui saremo giudicati tutti, credenti e non credenti”. “La risposta di cura che oggi è data dalle strutture ospedaliere e socio–assistenziali, dai laboratori di ricerca, ed è di fatto sostenuta da tante persone che hanno messo la loro professionalità e competenza, il loro lavoro quotidiano, la loro pazienza, la loro capacità di compassione, a servizio della vita degli altri, la dobbiamo vedere come una vera opera di Dio in mezzo a noi”, ha concluso il presule.