“Si osserva un aumento complessivo del rischio di un’epidemia non controllata e non gestibile dovuto ad un aumento diffuso della probabilità di trasmissione di Sars-CoV-2 sul territorio nazionale in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali è ancora alto nella maggior parte delle Regioni/Province autonome”. È l’allarme lanciato dal report del monitoraggio sulla situazione Covid-19 di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità relativo al periodo 28 dicembre-3 gennaio (aggiornati al 5 gennaio 2021), diffuso ieri sera.
Complessivamente, “questo porta alla classificazione di 12 Regioni/Province autonome a rischio alto questa settimana (vs nessuna la settimana precedente), 8 a rischio moderato (di cui due ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e solo una Regione (Toscana) a rischio basso”.
Sono 13 le Regioni/Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (vs 10 la settimana precedente). “Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale torna a essere sopra la soglia critica (30%)”, spiega il report. Complessivamente, “il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve aumento da 2.565 (28/12/2020) a 2.579 (04/01/2021); il numero di persone ricoverate in aree mediche è invece lievemente diminuito passando da 23.932 (28/12/2020) a 23.317 (04/01/2021). Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni interregionali”.
Tutte le Regioni/Province autonome tranne una (Valle d’Aosta) riportano un’allerta di resilienza. Questo è dovuto principalmente a un aumento nei tassi di positività che potrebbe riflettere il minor numero di test realizzati nel periodo festivo. Nessuna Regione/Provincia autonoma riporta molteplici allerte.
Si osserva di nuovo “un aumento nel numero di casi non riconducibili a catene di trasmissione note (40.487 vs 31.825 la settimana precedente) nonostante la percentuale dei casi rilevati attraverso attività di tracciamento dei contatti aumenti lievemente (26,8% vs 26,0% la settimana precedente)”. Si osserva, anche, “un lieve aumento nella percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (32,8 % vs 32,4% la settimana precedente)”. Infine, “il 28,8% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nell’11,6% non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico”.