“Ogni volta che si procura un danno, la prima cosa che si fa è quella di provvedere a ripararlo. In questo caso lo facciamo noi, nella speranza che chi ha compiuto tale danno possa rendersi conto della gravità del gesto e chiedere perdono”. Lo ha detto l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, nell’omelia della Messa riparatrice per la profanazione dell’Eucaristia, che si è verificata nei giorni scorsi, nella chiesa dell’Immacolata di Irsina. Una celebrazione che “vuole da una parte esprimere la gravità del gesto che è stato compiuto, dall’altra pregare per chi si è macchiato di un tale delitto”.
Il presule ha spiegato che “attraverso il sacro rito di ‘riparazione’ noi ‘riconsacriamo questa chiesa dell’Immacolata’, perché dopo la profanazione ritorni ad essere luogo di preghiera, di ascolto della Parola e soprattutto torniamo ad attingere alla fonte della nostra salvezza: Gesù Eucaristia”. Nella sua omelia, mons. Caiazzo ha definito la profanazione un gesto “ignobile e inqualificabile, indipendentemente dalle finalità di chi l’ha compiuto che non conosciamo”. Un gesto che “offende la fede di questa comunità parrocchiale e la dignità dell’intera e nobile città di Irsina, incredula e sconcertata per quanto accaduto”. “Ci sentiamo feriti tutti: vediamo lesi i principi più sacri della nostra comunità che vive la sua fede e trova forza proprio nel mistero eucaristico”. Il presule si è quindi rivolto a chi ha compiuto il sacrilegio: “Vi invito a chiedere perdono a Dio: venite a trovarmi! Chiederò alla Sede apostolica, com’è previsto in questi casi, che vi sia tolta la scomunica. Se mi darete l’opportunità di incontrarvi, vorrei ascoltarvi e parlarvi di quel Dio che in Gesù incarnato stiamo adorando in questi giorni. Sono certo che chi lo conosce non potrebbe mai compiere un gesto così dissacrante”.