Tre “appelli” per il rinnovamento e la ripartenza del Libano nel giorno della solennità dell’Epifania. A lanciarli il patriarca maronita, card. Bechara Boutros Rai, ai politici, alle istituzioni sanitarie private e alle Banche del Paese dei Cedri, nella messa celebrata ieri presso la sede patriarcale di Bkerké. I primi destinatari dell’appello patriarcale, riferisce l’agenzia Fides, sono stati in particolare il presidente libanese Michel Aoun e il premier incaricato Saad Hariri, invitati a mettere da parte ostilità e incomprensioni attraverso un “incontro di riconciliazione” personale, per abbandonare le logiche settarie e superare la paralisi politica che da tempo impedisce di formare un nuovo governo e salvare il Paese dal collasso definitivo. Oggi il presidente Aoun è stato ricevuto nella sede patriarcale di Bkerké dallo stesso patriarca maronita per quella che sui media libanesi è stata definita come una visita “di cortesia”, volta anche a “sfatare le voci” su presunte tensioni tra i due. Il secondo destinatario dell’appello patriarcale è stato il complesso dei presidi sanitari privati, in buona parte gestiti da ordini religiosi cristiani e realtà di matrice ecclesiale, invitati dal card. Rai a mettere a disposizione le proprie stanze e le proprie strutture “per accogliere i nostri fratelli e sorelle colpiti dall’epidemia da Covid-19”. Nella crisi sanitaria affrontata dal Paese – ha detto il patriarca – la vocazione a soccorrere i fratelli e i concittadini più deboli deve prevalere su legittime preoccupazioni di ordine finanziario. Il terzo “appello dell’Epifania” è stato rivolto dal cardinale alle banche, invitate dal patriarca ad autorizzare i trasferimenti di fondi destinati alla sussistenza dei giovani libanesi che studiano all’estero. “Questi studenti”, ha detto il patriarca maronita, “hanno il diritto di vivere dignitosamente con i soldi che le loro famiglie hanno depositato nelle banche, che servono loro per pagare le rate universitarie e assicurarsi vitto e alloggio”. Il blocco dei conti bancari e le limitazioni ai trasferimenti internazionali di denaro per contrastare la fuga di capitali all’estero sono legati alla drammatica crisi economica attraversata dal Paese.