Tre donne extraeuropee che lottano per promuovere i diritti delle donne o l’uguaglianza di genere sono le candidate finaliste del Premio Václav Havel per i diritti umani del Consiglio d’Europa. Oggi la giuria, composta da personalità indipendenti e presieduta dal presidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce) Rik Daems, ha scelto Loujain Alhathloul (Arabia Saudita), che dal 2018 si trova in carcere, nota per “aver sfidato il divieto per le donne di guidare” nel suo Paese e “per essersi opposta al sistema di tutela maschile saudita”; le monache buddiste dell’ordine Drukpa (Nepal) che lavorano per l’uguaglianza di genere, la sostenibilità ambientale e la tolleranza interculturale nei loro villaggi di origine sull’Himalaya, oltre che per denunciare il traffico di donne e ragazze; Julienne Lusenge (Congo) che ha documentato gli abusi sessuali e le violenze contro le donne nel suo Paese. La vincitrice del premio (che consta di 60mila euro) sarà annunciato alla sessione dell’assemblea parlamentare il prossimo 19 aprile. “Abbiamo scelto tre ottimi candidati che sostengono la degna tradizione dello stesso Václav Havel. Selezionare il vincitore finale del Premio non sarà un compito facile” ha commentato il presidente Rik Daems. “Siamo in debito” verso queste persone che “lavorano ogni giorno per difendere i nostri diritti”, “spesso pagando un prezzo personale molto alto”.